Sinner sopravviverà all’esercito di Sinner-scettici
A 22 anni ha vinto il primo Master 1000. In Italia, purtroppo, non tutti riescono a godersi questo talento e giocano ai paragoni con Alcaraz
Toronto (Canada) 13/08/2023 - Toronto / foto Imago/Image Sport
nella foto: Jannik Sinner ONLY ITALY
A nemmeno 22 anni Jannik Sinner vince a Toronto il primo Masters 1000 della sua carriera, aggiungendo un ulteriore e importante tassello nella sua crescita. Che l’azzurro si sia aggiudicato un torneo importante come quello canadese senza brillare aggiunge solo fiducia sul suo futuro: vincere quattro partite in cinque giorni contro avversari forti, pur senza raggiungere picchi di rendimento, è una dote appartenuta solo ai migliori di questo sport. Anche che a Toronto non abbia sconfitto nessun top ten per alzare la coppa toglie poco: il tabellone aveva la sola rilevante assenza di Djokovic. Non è che all’Inter finalista di Champions si fa una colpa se le favorite sono cadute, o si sminuisce la vittoria dello scudetto del Napoli perché le big del Nord hanno fallito contemporaneamente. Se sei alla terza finale in un Masters 1000 e da 41 settimane tra i primi 10 al mondo va da sé che te lo sei meritato di avere un buon tabellone. E comunque – per perdere un solo set in quattro partite contro due ex top 10 e altri due top 20 – devi dimostrare tanto.
Ora Jannik ha bisogno di un solo regalo da parte dell’ambiente italiano. Non si facciano paragoni insensati tra lui e Alcaraz: almeno al momento lo spagnolo ha un rendimento e una bacheca decisamente superiori
Ad ogni modo, la sensazione è che il meglio per Jannik debba ancora venire, e che la sua carriera farà da volano per un ulteriore incremento della popolarità del tennis in Italia. Purtroppo però sarà sempre un po’ divisivo: oltre ai tanti fan, ci sono vari incalliti “Sinnerscettici”. Tra di loro c’è chi ha capito tardi le potenzialità da lungo degente nelle prime posizioni del ranking mondiale di Jannik e ora, invece che accettare un umano errore di valutazione, deve trovargli difetti e guardare i bicchieri mezzi vuoti delle sue stagioni. Alcuni sono mossi da un’innominabile e inconscia antipatia per la terra dalla quale proviene Sinner, mentre altri ancora non si divertono a vederlo giocare. Posizione legittima, se a sua volta rispetta quella di chi vede nel tifo per una squadra o un atleta non la scelta dello scrittore o regista preferito ma una sorta di identificazione geografica e culturale. Le partite del Novara e della Juve Stabia, con tutto il rispetto per queste società, sono viste, sofferte dai loro tifosi proprio come fatto un tempo dai tifosi dell’Ajax di Cruijff o del City di Guardiola nei nostri giorni.
Ma Jannik non se ne curerà, come non lo ha fatto in questi anni, nei quali al talento innato ha aggiunto tanto lavoro e una predisposizione mentale ambiziosa e vincente.
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