ilNapolista

Sembra Boris, invece è lo spot governativo di Mancini contro le droghe

La campagna del governo è un omaggio allo scalatore delle Ande di Boris. Il ct ostaggio istituzionale: gli fanno pagare l’eliminazione dal Mondiale

Sembra Boris, invece è lo spot governativo di Mancini contro le droghe

Sarà stato il caldo umido, il divano in ecopelle, l’aria condizionata rotta, l’Under 21 incapace di ricorrere ai biscotti altrui per farsi buttare fuori con dignità dall’ennesimo Europeo. O il pusher col telefono staccato (l’avranno arrestato, chissà). Ma ad un certo punto c’è parsa l’unica soluzione razionale: andare al parchetto sotto casa, tra quelli che “si sfondano di canne” (come da nuovo codice della strada in approvazione), a farci un binge watching del video in cui Roberto Mancini ci dice di non drogarci. L’avete visto tutti, e chi non l’ha fatto lo recuperi ora. Poi andiamo avanti. Questo:

È la campagna di comunicazione istituzionale “pensata” per la «Giornata internazionale contro l’uso ed il traffico illecito di droghe». Il ct della Nazionale più depressa del millennio – scelto, supponiamo, in quando idolo di un paio di generazioni a caso, ma non quella target – arringa i giovani:

«Le droghe? Tutte le droghe fanno male. Solo con coraggio e determinazione si possono vivere le emozioni vere».

E i suddetti giovani, al parco come i miei nuovi amici fattoni (ma più composti, teneri, puliti) recepiscono con entusiasmo tipico di quell’età per nulla ribelle:

«Hai visto Mancini? Ha fatto un video contro le droghe. Dai facciamo un video anche noi. Dai!»

Che come alternativa a una bella challenge in Lamborghini a 150 all’ora in città, per una sera, ci sta.

E dunque fanno il video. E lo inviano proprio a lui, a Mancini. Il quale reagisce così:

«Bravi, fatelo girare! Vivete le emozioni, quelle vere».

FATELO. GIRARE.

Ora, qui dovete un attimo immaginare i copy dell’agenzia a cui il Governo ha affidato la scrittura del soggetto. Ve li dovete immaginare come gli sceneggiatori di Boris, quelli di “F4: basito”. Ve li dovete immaginare che sghignazzano strafatti di erba, che si danno di gomito: “Falla girare, dai… eccolo, ce l’ho: facciamogli dire, a Mancini «FATELO GIRARE, il video»”. Successiva crisi di risate, riunione sospesa.

Al Dipartimento per le politiche antidroga, che ha approvato lo spot, non si sono accorti dell’evidente inside joke. E se invece l’hanno ritenuto un gancio simpatico, allora ragazzi massimo rispetto eh.

Tornando a noi. Il rimando a Boris è irresistibile. Questa scena dove l’avevamo già vista? Ma sì! Roberto Mancini fa un involontario omaggio a Pedro Benitez, lo scalatore delle Ande. Quello che negli Occhi del cuore recitava «Ragazzi non drogatevi, ho perso la corsa della vita a causa di quella robaccia» con la stessa sensualità di Giovanni Di Lorenzo che lecca lo Steccolecco del Napoli. (Come dite? Non avete visto lo spot dello Steccolecco? Ma davvero fate?).

Eccolo, il capolavoro di René Ferretti:

I ragazzi del parchetto sotto casa, i bersagli della campagna, hanno apprezzato tantissimo. L’abbiamo visto una prima volta (effetto incredulità), poi una seconda (effetto conferma stupita), poi una terza (moderata indignazione), e una quarta (tempo della perculata), ed infine ad oltranza (irredimibile svacco). La droga di supporto, bisogna dire, aiutava parecchio.

È il grande romanzo italiano della cialtroneria che prende forma, anche se non tutti hanno gli strumenti per apprezzarlo fino in fondo. Il disagio che infonde (adesso si dice “cringe”, pare) è tattile, ricercato, raffinato. La recitazione è sovraccarica, e non può non essere voluta. Perché nel 2023 – Steccolecco a parte – possiamo dirci abbastanza sgamati da rintracciare il nostalgico riferimento agli anni 80 quando vediamo un ct-attore recitare come un cane dilettante.

La rappresentazione patinata degli adolescenti all’aria aperta, nel verde, senza le teste infilate negli smartphone e un “bombolone” che gira (FATELO. GIRARE.), è distopia di governo. È fantascienza sociale. Chi sono quei marziani? “Ehi Mancini ha fatto un video” nella realtà si tradurrebbe in un coro sinfonico di “e sticazzi?!”. Quando non con il pestaggio del soggetto che ha osato proporne la visione ad esempio di vita.

Un giorno dovremo affrontare il tema doloroso di Mancini ridotto a Barbie della comunicazione: il Mancini-operaio, il Mancini-Telepass, il Mancini-educatore, il Mancini-profeta, adesso il Mancini-Muccioli. Voleva solo allenare una Nazionale, in fondo. Per quanto ancora dovrà scontare l’eliminazione dal Mondiale? Mancini nello spot parla a se stesso: “Fatemi vivere le emozioni vere!”. Se lo riascoltate al contrario sta gridando “AIUTO!”.

ilnapolista © riproduzione riservata