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Lo scudetto del Napoli è stato anche lo scudetto di chi non c’è più

“Coloro che amiamo sono dove siamo noi”, diceva Sant’Agostino. È stata un’elaborazione collettiva del lutto, per i nostri cari con cui avremmo voluto vincere

Lo scudetto del Napoli è stato anche lo scudetto di chi non c’è più
Mg Udine 04/05/2023 - campionato di calcio serie A / Udinese-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: tifosi Napoli

Coloro che amiamo e abbiamo perduto non sono più dove erano ma sono dovunque noi siamo. Sono sulle gradinate del Maradona (per loro ancora San Paolo) avvolti in una bandiera azzurra, in un vicolo in festa, nelle lacrime di un tifoso a piazza Plebiscito o a Cesano Boscone, a Londra, Parigi, Berlino, New York o via Caracciolo: perché questo è lo scudetto di chi non c’è più.

Questa volta non è solo retorica o non avremmo citato Sant’Agostino. Ognuno di noi ha avuto un nonno, un papà, uno zio, un amico o un fratello con cui ha sognato di vincere ancora. Con cui abbiamo condiviso una passione, giornate intere a fantasticare o bestemmiare, giornate intere allo stadio o in casa a fare i conti dell’oste per prevedere una salvezza tranquilla o l’incubo della retrocessione, la promozione o la qualificazione in coppa. Gli scudetti degli anni ’80 per intere generazioni sono solo ricordi tramandati, un sogno del passato durato trent’anni. Ognuno ha il “suo Napoli” vissuto e condiviso con qualche amore che purtroppo non c’è più.

Probabilmente ogni tifoso del Napoli ci ha pensato in queste settimane. Tanto è vero che fioccano gli striscioni dedicati a chi ha guardato gli azzurri da lassù. Uno bellissimo è nei pressi di Corso Umberto I, ‘o rettifilo, e recita banalmente così: “A tutti i tifosi del Napoli che non ci sono più”. Raffaele ed Emanuele, due ragazzi di trent’anni del Casale di Posillipo, hanno esposto in piazza un bel panno blu per lo zio: “Questo è anche tuo, Ceccio vive” e in tantissimi sono andati a rendere omaggio ad un tifoso andato via maledettamente presto.

Il megastriscione esposto al Maradona contro la Fiorentina lo sottolinea ancora: “Grazie di aver dato a noi e chi non c’è più un’altra data da ricordare”. La stessa società di Aurelio De Laurentiis ha dedicato un post social bellissimo “a voi che ci guardate da lassù” in calce ad una fotografia molto suggestiva. Non è solo marketing. Decibel Bellini, lo speaker dei partenopei, ha pubblicato un video in cui è in ginocchio e in lacrime: “Questo momento è dedicato a tutte le persone che non ci sono più”.

Commoventi i tanti commenti, di una tenerezza naif davvero bella: “Ehi papà, siamo campioni con te”, “Esulto e piango, papà è tornato con noi per un momento”, “Mamma mia, nonno! E che abbiamo combinato”. L’aver vinto poco e tanto tempo fa ha unito tantissimo. Ha saldato legami, fuso generazioni e racconti. Abbiamo costruito una mitografia sui nostri scudetti da analizzare con attenzione e profondità nel futuro.

Intanto, assistiamo ad una elaborazione del lutto collettiva che abbraccia anche il campo. A memoria, non si ricordano altri posti del mondo in cui i tifosi sventolano bandiere di loro ex calciatori e, nel momento di una vittoria storica, innalzano alti i cori: “Olè, olè, olè Diego Diego”. Maradona c’è, è presente nella vita cruda di queste settimane.

Ecco la profezia di Sant’Agostino che si compie due volte. “Coloro che amiamo sono dove siamo noi”. Perché se questo è anche lo scudetto di chi non c’è più, i due scudetti maradoniani sono vivissimi nei ricordi di chi non li ha vissuti direttamente. “Raccontami ancora del Napoli di Maradona papà”, “Careca era più forte di Cavani?”, “Vieni qui a nonno, ti faccio vedere i video di Giuliani e Francini” e così via. Loro sono qui, noi eravamo lì. Paradosso avverato.

C’è una bellissima malinconia che avvolge tutti. La vittoria del Napoli, di questo Napoli ci ha riportato per un momento con chi abbiamo amato e non possiamo più vedere e toccare. E così, ogni volta che un tifoso azzurro esulterà per un gol lì ricomincerà la storia del calcio. Insieme a tutti coloro che l’hanno vissuta e la vivranno

Ps: Non posso non pensare a Ernesto Paolozzi: Ciao pà, abbiamo vinto lo scudetto.

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