Al Mundo: «Ha segnato le nostre esistenze. Quando sei in Nazionale, pensi che ci sono persone che hanno dato la vita per quella maglia»

Autore di ventuno goal con l’Osasuna in tre stagioni, Budimir è stato intervistato da El Mundo prima della finale di coppa del Re con il Real Madrid. Il giornale spagnolo gli ha chiesto anche del suo passato, perché l’ex Sampdoria e Crotone è un sopravvissuto delle guerre di Jugoslavia. Nato nel 1991, ha vissuto fin da piccolo le atrocità del conflitto che hanno coinvolto Bosnia e Croazia. Tutti e due paesi che appartengono al suo passato, perché Budimir è nato a Zenica, città in Bosnia ed Erzegovina, ma è un calciatore di nazionalità croata, dove è cominciata la sua carriera.
Il giornalista spagnolo fa notare a Budimir che sono passati 25 anni dal conflitto.
«In Nazionale non se ne parla. E nei nostri club, dove penso che siamo tutti più o meno vicini a un balcanico, neanche. Eccomi qui con Darko (Brasanac, serbo), che è uno dei miei migliori amici, e di questo non parliamo. È una cosa importante, molte persone sono morte, ma in questo momento non ha senso parlare o discutere. Non vinciamo niente. Ogni anno ho avuto compagni balcanici e non ne ho discusso con nessuno. L’importante è essere una brava persona».
Budimir, i figli della guerra e gli eredi del presente
E hanno parlato del soprannome che è stato dato alle nazionali dei Balcani: “The Children of War”, dall’inglese significa “I bambini della guerra”.
«Sei mesi fa, ai Mondiali, quando hai quella maglia… Un po’ di tutto ti passa per la testa. Non posso dire di no. Rappresenti la tua nazione davanti a paesi enormi e ti rendi conto che difendi colori che qualcuno ha dovuto versare sangue per avere. La Nazionale è come un bambino. Non vuoi deluderla. Ognuno ha i suoi sentimenti, anche i tifosi, alcuni hanno perso dei familiari, ma poi non se ne parla. Sicuramente segna la nostra identità e il nostro cammino. Se ci sono quattro milioni di persone che vivono in Croazia, ce ne sono anche tre all’estero. Prima e seconda generazione. Sì, ti segna. Abbiamo dovuto lasciare la nostra casa in Bosnia e sono stato fortunato ad avere una zia in Croazia e non passare attraverso un centro per rifugiati. Ma eravamo già fuori casa, non avevamo amici, parlavamo con accenti diversi e facevano battute… Non hai niente, devi adattarti, cambiare fin dalla giovane età, costruirti una vita da solo, incontrare persone, vedere che nessuno ti darà niente… Questo ti dà anche forza. Ti segna ma ti aiuta. Ecco perché noi balcanici siamo così».
Budimir sarà presente con il suo Osasuna nella finale di Coppa del Re con il Real Madrid di Ancelotti. La partita si giocherà alle 22 del 6 maggio.