Dopo la vittoria all’Olimpico: «Il fallo di Locatelli nel primo tempo è da rosso. Poi è stato salvaguardato Cuadrado, infatti l’allenatore l’ha tolto dopo pochi secondi».

Sarri: «Sul gol di Milinkovic si poteva fischiare fallo, ma la Juve doveva finire in nove»
La Lazio ha battuto la Juventus all’Olimpico per 2-1. I gol biancocelesti sono stati di Milinkovic e Zaccagni, mentre per i bianconeri ha segnato Rabiot. Discussa la direzione arbitrale di Di Bello.
Nel post partita, l’allenatore della Lazio, Maurizio Sarri, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al match, lodando l’atteggiamento dei suoi giocatori.
«Mi ha reso orgoglioso l’atteggiamento dei giocatori. La continuità che hanno trovato da mesi in allenamento ora sta venendo fuori in partita. La squadra gioca con un’aggressività e con una consapevolezza diverse: mi fa piacere che stia sempre dentro la partita».
Sulle invenzioni di calciatori come Milinkovic e Luis Alberto, Sarri ha dichiarato:
«Loro il colpo ce l’hanno per dna, a me fa più piacere quel che innesco io».
Sarri ha anche commentato il gol di Zaccagni e la direzione arbitrale di Di Bello.
«Mattia non penso sia da Nazionale, meglio che ce lo lascino. La mia impressione da lontano sulla rete di Sergej è che potesse fischiare fallo. Però ho avuto anche la sensazione che un paio di loro dovessero andare fuori. La Juve doveva finire in 9, non c’è soluzione. Il fallo di Locatelli nel primo tempo è da rosso, non è giallo. Poi è stato salvaguardato Cuadrado, la dimostrazione è nel cambio successivo, l’allenatore l’ha tolto dopo pochi secondi».
Sarri sulla corsa Champions:
«Quest’anno in campionato siamo stati una squadra continua, le battute a vuoto le abbiamo avute in Europa. Se abbiamo aumentato la cilindrata mentale, lo vedremo quando giocheremo ogni tre giorni. Champions? Strada ancora lunga, ci sono altri 27 punti in palio…».
Sarri è poi tornato sulla questione della lazialità.
«Ho detto alcune frasi sulla lazialità in sala stampa la settimana scorsa, dall’esterno è difficile capirla. Quando ci sei dentro, ti invade. È la parola giusta. Ti coinvolge. C’è un senso di appartenenza forte come ho visto in pochissime squadre»