Pimenta: «Haaland mi ha detto di volere il City e io ho risposto “Si, è il club giusto”»
L'agente a The Athletic: «Un dirigente mi ha detto: 'Sei brasiliana... pensavo fossi una prostituta' davanti a un giocatore e a suo padre. Non lo dimenticherò mai»

Rafaela Pimenta, avvocato e agente dei migliori calciatori del mondo, fra cui il bionico Haaland. Pimenta ha preso le redini della società di Mino Raiola, scomparso all’età di 54 anni. I due lavoravano a stretto contatto da tempo, e alla morte dell’agente italiano, la società che rappresenta gli interessi economici dei giocatori è passata nella mani di Rafaela.
Pimenta ha rilasciato una lunga intervista a The Athletic:
«[Haaland] Lo seguiamo da molti anni e, quando vedi la sua mentalità, la sua famiglia, a meno che non si infortuni, capisci che niente può andare storto. È tutto lì. Se le scelte sono giuste in termini di comportamento – e lui mostra ogni giorno che fa le scelte giuste – allora nella sua crescita nulla può andare storto. Non dico che andrà bene per sempre, ma non sono sorpreso che stia segnando. Ce lo aspettavamo. Quando Erling mi ha detto che voleva unirsi al Manchester City, ho detto, ‘Sì, questo è il club giusto’. Ricordo di aver detto che le ragioni sono giuste ed è stato davvero speciale perché ne parlavamo da così tanto tempo. Era come la fine di un capitolo e l’inizio di una storia».
Pimenta definisce il rapporto con Raiola complementare, lei più riflessiva, lui più istintivo:
«Mio padre diceva sempre: ‘E’ meglio essere amico del Re che essere il Re’. Sono ben lungi dall’essere un re, ma è molto più facile essere fuori dai riflettori. Mino era sotto i riflettori, il che lo metteva vicino al fuoco. È stato un grande conforto per me perché mi avrebbe permesso di fare il mio lavoro invece di pensare al rumore che ostacola la mia concentrazione».
Pimenta parla delle difficoltà dei entrare in un mondo composto prevalentemente da soli uomini:
«Quando ho iniziato, le persone erano molto più dirette quando mi mancavano di rispetto. Lo dicevano e basta. Oggi lo fanno ancora, ma alle mie spalle. Questo è peggio. Quando te lo dicono in faccia, puoi affrontarlo se la persona è ragionevole, ma se è un idiota, non affronterai nulla. Ci sono persone che dicono: ‘Sei una donna, che ne sai?’; ‘Sei brasiliano, non europeo, quindi che ne sai?’; ‘Anche tu hai figli?’; ‘Quante volte sei stato in un campo di allenamento?’. Alcune persone lo fanno per intimidirti. Altri lo fanno perché ci credono e questa è la parte peggiore. Una volta un dirigente mi ha guardato e mi ha detto: ‘Sei brasiliano… pensavo fossi una prostituta’. Lo hanno detto in un incontro davanti al giocatore e a suo padre. Non dimenticherò mai quel giorno».