Lippi: «Si può passare un giorno senza calcio. Ma due senza, forse, sono troppi»
In occasione del suo 75° compleanno, Sportweek lo celebra: "Avrebbe un sogno: diventare direttore tecnico delle Nazionali"

Db Centurion (Sud Africa) 22/06/2010 - allenamento Nazionale Italiana gioco calcio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Fabio Cannavaro-Marcello Lippi
In occasione del compleanno di Marcello Lippi, Sportweek gli dedica un’articolo. Sono 75 per l’ex commissario tecnico che nel 2006 regalò la Coppa del Mondo all’Italia.
“«Sono qui per vincere il Mondiale», disse alla Gazzetta nella prima intervista da c.t. e poteva sembrare una sbruffoneria“.
Dopo il 2006 non era più il vecchio allenatore della Juventus, quello che aveva vinto tutto con i colori bianconeri:
“E pazienza se «papà era un vecchio socialista, contro il potere. La Juve era il potere. Quando nel ’94 mi chiamarono in bianconero, andai sulla sua tomba e gli dissi: “Papà, so che la Juve ti stava sulle palle, ma abbi pazienza: io vado”»“.
A 25 anni, nel pieno della carriera, Lippi era già iscritto al corso di Terza categoria. Il suo desiderio di conoscere ogni aspetto del rettangolo di gioco era troppo più forte della voglia di correre su e giù per il campo.
“I primi tempi in panchina non sono facili. Pontedera, Siena, Pistoiese, Carrarese, Cesena. Qui si salva, però il presidente Lugaresi gli strappa la promessa del rinnovo prima che finisca il campionato. Quando lo chiama l’Atalanta, deve dire no. Previtali capisce: «Mi spiace, ma ora ti stimo di più». Così, dopo una stagione nella Lucchese, torna all’assalto e questa volta è sì. S’accendono le luci della ribalta. Atalanta prima, Napoli dopo, due stagioni di bel calcio e risultati oltre le attese.”
Infine la chiamata della Juventus. Moggi gli telefona, l’incontro a casa di Agnelli a Roma dopo Roma-Napoli. Nello stesso momento anche l’Inter lo aveva cercato ma lui alla fine ha sempre voluto allenare a Torino:
“Lippi non è un tecnico facile, neanche nei rapporti con i suoi giocatori. Con Vieri per poco non si arriva alle mani, poi il centravantone gli chiederà scusa e diventerà il suo giocatore più fedele. Marcello non si prenderà mai con Roberto Baggio. Quando lascia la Juve c’è la Nazionale che ha bisogno di un c.t. dopo il quadriennio di Trapattoni. Marcello la prende in mano e la porta a Berlino“.
Dopo un’altra esperienza con la nazionale finita però tristemente anzitempo, va alla ricerca di nuovi stimoli in Cina. Dopo due anni l’amore per l’Italia è troppo forte e torna:
“Avrebbe un sogno: diventare direttore tecnico delle Nazionali, ma per un motivo o un altro la strada gli è sempre sbarrata e questo è forse l’unico rimpianto di una meravigliosa storia nel pallone che però non è tutto: «Si può passare un giorno senza calcio, c’è altro nella vita. Ma due senza, forse, sono troppi»“.