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Difendete chi ha studiato, si è impegnato e i 90 euro per il biglietto li ha

Non ogni differenza del mondo corrisponde a un’ingiustizia. Gli ultras reclamano una zona franca, non megafoni e tamburi

Difendete chi ha studiato, si è impegnato e i 90 euro per il biglietto li ha
Mg Napoli 02/04/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Milan / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: tifosi Napoli

Lo straordinario tracollo azzurro contro i rossoneri, parte di un’annata non ordinaria, ha il merito di ingigantire una realtà evidente eppure quasi sempre taciuta – per convenienza, quieto vivere o semplice timore: il mondo ultras è strutturalmente incompatibile con un consesso civile in cui si lasci al singolo l’inalienabile diritto di essere cioè che vuole, dove e quando gli pare. La vita ultras – in sostanza – è liberticida nel suo intimo: il machismo stantio, il cosiddetto identitarismo, il cameratismo necessario alla cosiddetta difesa militare di uno o più presunti valori sono l’anticamera (quando non il pieno esercizio) di un vigliacco disagio esistenziale che, in modo assurdo, a volte viene chiamato pericoloso estremismo, altre stupendo folclore. Basterebbe contare quante donne, quanti omosessuali, quanti immigrati, quanti non-omologati esistono in questo mondo di omologazione forzosa e intollerante, in cui persino il rispetto di un numero di un posto legittimamente assegnato rappresenta una scusa per lanciare il doloroso grido del complotto all’universo mondo.

Il Napoli mostra in modo allarmante i propri limiti in campo proprio mentre i propri ultras mostrano il proprio viso chiaro, alla luce del sole: botte. Botte per chi non è d’accordo, banalmente ed ovviamente. Botte tra di loro, si dice. Come fossero botte meno violente.

Ora è il momento in cui tutti quelli che si considerano parte della comunità civile sono chiamati alla chiarezza. Guardate e leggete la realtà con la necessaria onestà intellettuale. Non esiste una soluzione in cui questo tifo organizzato possa esistere a supporto di alcunché noi chiamiamo civile. È tempo di dare un taglio alle acrobazie giocate sulle sfumature. Non fingiamo di non comprendere l’abisso che è palese ai nostri occhi. Non mascheriamo con la richiesta di tamburi e megafoni quella che è una pretesa di zona franca contro la assoluta e inalienabile libertà di qualunque singolo cittadino del mondo. Il calcio non appartiene a nessuno. La palla non è figlia di alcun colore.

E se esiste un solo motivo per cui questo tifo attacchi il legittimo prezzo fissato per i biglietti esso è la constatazione che, se il costo di un bene segue la semplice regola del mercato, esso strappa il bene stesso al controllo degli abusivi che pretendono di esercitarne un illegittimo controllo.

Piantatela con questa ridicola lotta per la cosiddetta popolarizzazione del calcio, che a null’altro giova se non alla vostra di popolarizzazione. Non ogni differenza del mondo corrisponde ad un’ingiustizia: c’è un lungo stuolo di persone – di tifosi, di napoletani – che può spendere novanta euro per una curva perché ha studiato, ha lavorato, si è impegnato più di chi non può farlo. Non necessariamente perché è figlio di un privilegio o di una oscura macchinazione del potere.

Difendete chi lavora, chi ama e chi lascia vivere. E chi tifa. Difendete chi non è un ultra, tanto per cambiare.

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