A Napoli due striscioni contro il giornalista Chiariello. Senza di loro, in trasferta, il tifo è gioioso e coinvolgente. La linea non può che essere quella di Adl

«In Italia comandano gli ultras. Fanno quello che vogliono, eppure sarebbe sufficiente avere il coraggio di applicare la legge». Le parole, stranote, sono di Fabio Capello e risalgono al 2009. Poiché l’Italia è un paese immobile, sono attualissime oggi come allora. Gli esempi sono innumerevoli, stanotte a Napoli l’ultimo con due raccapriccianti striscioni all’indirizzo del giornalista Umberto Chiariello (cui va ovviamente la nostra piena e incondizionata solidarietà) reo di averli criticati per lo sciopero del tifo in Napoli-Lazio: “Chiariello infame, taci…!”. Sciopero del tifo dovuto a una querelle col Calcio Napoli sul regolamento d’uso dello stadio che vieta l’ingresso di bandiere, megafoni, tamburi.
Come al solito, ovviamente, ha ragione Aurelio De Laurentiis che ha ribadito ieri come la stella polare del suo comportamento sia la legalità. E a Napoli quando ci si schiera per la legalità, si fa sempre notizia. Ha espresso una serie di concetti uno più condivisibile dell’altro, peraltro con scarsissime adesioni da parte dei presunti tifosi intellettuali. Il nostro pensiero è che il dibattito sullo sciopero del tifo organizzato sia fuorviante. Il Napoli non ha certo perso per la mancanza di cori che peraltro, come ricordato, sono autoreferenziali e privi di qualsiasi carica emotiva e coinvolgente. E ricordiamo che più volte i tifosi stranieri a Fuorigrotta hanno fatto impallidire i tifosi di casa nostra. E la riprova sono le trasferte del Napoli senza tifoseria organizzata: a La Spezia come contro il Sassuolo, il tifo libero dei tifosi del Napoli non residenti in città ha surclassato quello delle squadre di casa. Si è tornati anche ad ascoltare ‘O surdato nnammurato. E si sono visti sugli spalti colore, gioia, sorrisi. Che a Napoli sono scomparsi da tempo nonostante gli squadroni che si sono susseguiti nell’ultimo decennio.
Sono due filoni diversi. Le tifoserie organizzate rivendicano una loro centralità secondo canali e modalità incomprensibili ai più; la stragrande maggioranza delle persone che vanno allo stadio, vogliono solo tifare, divertirsi, trascorrere due ore sereni. Le tifoserie organizzate e i loro codici sono ormai residuali. Il punto è che sono ancora liberi di condizionare il dibattito e di intimorire le persone con i loro striscioni.