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Moggi: «Maradona aveva una doppia personalità, lasciai Napoli a causa sua»

A One More Time: «Poi l’ho aiutato, era una grande persona. Ferlaino voleva cacciare Bianchi, ma io ho mandato via i giocatori e vincemmo»

Moggi: «Maradona aveva una doppia personalità, lasciai Napoli a causa sua»
An Milano 03/06/2014 - conferenza stampa di presentazione libro 'Il pallone lo porto io' / foto Andrea Ninni/Image nella foto: Luciano Moggi

Luciano Moggi si racconta in una lunga intervista nel podcast One More Time di radio Deejay, dove si racconta a 360 gradi parlando anche del primo impatto con Napoli. L’ex dirigente sportivo di Napoli, Roma e Juve racconta la sua storia dagli esordi tra i dilettanti a Calciopoli. L’ex dg racconta del suo arrivo nella società azzurra e del primo gravoso compito che gli aveva affidato Ferlaino: mandare via Ottavio Bianchi, che aveva guidato gli azzurri al primo scudetto nel’87.

«Arrivo a Napoli nella tempesta in cui era implicato l’allenatore Bianchi, che era malvisto dalla squadra e lo volevano mandare via (il celebre comunicato contro Bianchi, ndr). Io arrivo in quel momento e devo risolvere un problema abbastanza grosso: era il primo anno al Napoli, c’era Ferlaino che mi diceva di mandare via l’allenatore, ma io ero contrario. Anche perché mandare via un allenatore del genere voleva dire metterne un altro nella stessa condizione: dover gestire un gruppo di giocatori sindacalisti e che volevano fare quello che volevano. Allora secondo me erano da mandare via i giocatori. Devo dire che ero andato al Napoli con un preconcetto: mi dicevano che Ferlaino facesse tutto lui. Infatti, così era all’inizio, allora cosa feci? Dissi a Ferlaino: “Tu vuoi mandare via l’allenatore? Allora fai una dichiarazione e dici che mandi via Bianchi, però se lo fai io sparisco”. Sono scomparso per cinque giorni e dopo il presidente mi venne a cercare dicendomi che potevo fare come volevo. Allora mi tenni Bianchi e mandai via i giocatori, addirittura Bruscolotti. (Gli altri furono Bagni, Garella, Giordano, Ferrario, ndr).

Maradona? Non potevo mandarlo via altrimenti sarebbe stato lui a mandare via tutti, con il potere carismatico che aveva. Quel Napoli fu ringiovanito e vinse campionato, coppa Uefa, Supercoppa e Coppa Italia. Un po’ come il Napoli di oggi: si diverte a fare la partita, ha Anguissa e Lobotka, l’uomo secondo me migliore. Il Napoli è forte perché può fare due partite: attaccare l’avversario o giocare di ripartenza all’occorrenza. Penso che questo Napoli possa arrivare in finale di Champions League».

Moggi su Maradona

«Diego era qualcosa di eccezionale, gli ho visto fare cose eccezionali con della gente che aveva bisogno. Era veramente un uomo generoso, si attirava il bene della gente. Ma a volte aveva una doppia personalità. Io ho lasciato Napoli per colpa sua: Coppa dei Campioni a Mosca, partenza lunedì, Maradona non era all’aeroporto. Arrivò il giorno dopo con l’aereo privato, avevo già detto che non avrebbe giocato. Giocò gli ultimi cinque minuti. Io ai primi di aprile mi sono dimesso perché non potevo più stare con Diego. Ma poi l’ho aiutato, l’ho portato anche negli Emirati a fare l’allenatore, poi l’ambasciatore. Era una grande persona, ma a volte aveva bisogno di essere guidato».

Moggi su Lukaku e Osimhen

«Lukaku era un uomo eccezionale nelle mani di Antonio Conte che è un motivatore oltre che un allenatore. È uno di quelli che fa le squadre con concetto, sapendo che gli serve un difensore con certe caratteristiche, un attaccante con certe caratteristiche, e così via. I risultati parlano per lui. Lukaku è stato amministrato nella maniera migliore da un grande dirigente come Beppe Marotta, che l’ha venduto a tantissimi soldi di cui l’Inter aveva bisogno. Lui è andato a giocare in una maniera diversa ed è la dimostrazione di quello che dico io: non è emerso come emergeva prima. E l’Inter se l’è ripreso facendo anche un affare, ma il rendimento ora è diverso. È diverso non perché Lukaku non abbia gli attributi, ma perché non ha le caratteristiche per giocare in una squadra che vuole comandare il gioco e attaccare l’avversario. Osimhen, ad esempio, è proprio adatto ad attaccare le difese avversarie, ma è quasi il contrario di uno come Lukaku».

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