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Il tifo a Napoli è cambiato, è salottiero. Sono i nostalgici a lamentarsi dello stadio mortorio

È un pubblico che va giustamente definito occasionale, di consumatori occasionali, basti pensare che gli abbonati non raggiungono nemmeno le 15.000 unità.

Il tifo a Napoli è cambiato, è salottiero. Sono i nostalgici a lamentarsi dello stadio mortorio
Napoli 02/03/2023 - magliette giocatori SSC Napoli a Borgo Santa Lucia / foto Image nella foto: magliette giocatori Napoli

Non riesco a non partecipare a questa querelle sugli ultras che scioperano e sullo stadio San Paolo (pardón, Maradona) diventato una specie di catacomba silenziosa. Mi rifaccio soprattutto all’articolo scritto da Fabio Avallone rispetto al quale non mi trovo d’accordo.

E non rispetto al modo in cui lui ha descritto l’involuzione che ha caratterizzato i gruppi ultras in questi anni. Sono il primo a dispiacersi per come è stata gestita la curva B, che frequento ogni domenica (o quandunque si giochi) essendo un abbonato pluriennale. Per esempio quando ancora non era vietato da questo stupidissimo regolamento d’uso di poter portare bandiere e vessilli allo stadio, i nostri amici organizzati hanno più volte impedito a tanti di noi di esporre bandiere e affini perché non aderenti alla loro linea.

O ancora ricordo con amarezza il giorno del restauro dell’ormai famosissimo murale di Maradona ai Quartieri Spagnoli. Mi fa piacere tra l’altro ricordare in questa sede che senza l’iniziativa di Salvatore Iodice, la mia personale nel raccontarlo in un documentario, e il cuntributo materiale degli amici della Balconata Zerazzero oggi nessuno, né ultras, ne turisti, né politici, né personaggi famosi del calcio potrebbero andare a fare la loro pisciatina personale su quello che ormai è diventato un luogo di culto. Ci tenevo a ricordarlo. Ebbene, i miei compagni ed io fummo verbalmente minacciati da personaggi del luogo legati a gruppi organizzati. Avevamo valicato confini a dir loro invalicabili.

Quindi anche io ho le mie recriminazioni da fare nei confronti degli ultras. Ma è innegabile che senza di loro non c’è organizzazione presidenziale che tenga, né canzoni suonate nel disastroso impianto di amplificazione dello stadio (dai volumi sempre mal regolati e assordanti), né testi da karaoke sui maxischermi.

E lo dico rispetto all’esperienza personale che il mio gruppo ed io abbiamo in questo senso. Non è la prima volta negli ultimi anni, persino negli anni di Sarri, che il tifo organizzato scioperi per motivi che ovviamente ai più di noi suonano semplicemente assurdi. Ognuna di queste volte, nel nostro piccolo, abbiamo sempre tentato di coinvolgere le persone della curva B a cantare insieme a noi. E non essendo noi ultras, non ci siamo mai sognati di lanciare quei noiosissimi e ridicoli cori autoreferenziali. Bensì abbiamo sempre provato a cantare canzoni di sostegno e supporto per la squadra e per i giocatori. Quante persone credete che si lancino a cantare insieme a noi? La risposta è semplice e triste, nessuno. E questo da un lato nasce dall’assenza dei gruppi organizzati (che sono il cuore della festa, va detto ancora), dall’altro dal fatto che ormai il pubblico del San Paolo, come sul Napolista si sostiene a ragione ormai da molto tempo, è profondamente cambiato. Non è più il pubblico folkloristico, allegro e festante degli anni d’oro, che quelli della mia generazione possono ancora ricordare. È un pubblico che va giustamente definito occasionale, di consumatori occasionali, basti pensare che gli abbonati non raggiungono nemmeno le 15.000 unità.

La maniera che hanno queste persone di approcciare lo stadio può essere tranquillamente definita salottiera. Tra l’altro queste persone invece che cantare e sostenere, sono le prime a fischiare e a brontolare al primo errore di uno dei giocatori azzurri (cosa che gli ultras, a onor del vero, non farebbero mai).

Io credo dunque che a lamentarsi che lo stadio sia un mortorio siano per lo più nostalgici del tifo che fu, che hanno un’idea di quello che potrebbe essere e non è. E credo anche che lamentarsi sia molto facile. Invece che il karaoke sugli schermi, io invito il pubblico del Maradona a cantare le canzoni che da sempre cantiamo, specialmente quando i gruppi organizzati sono assenti. A seguire quei pazzi che come noi della Balconata provano a lanciare cori. Ritroviamo quella vecchia passione. Anche perché, se continua così, o peggio, qualora prevalesse il karaoke style, sarò il primo a non andare più a vedere una sola partita.  (Lo so che vi sto offrendo un grande “sti cazzi”, ma evitate e cercate e me capì.) Perché, dite quello che volete, ma la partita a sé stante non vuol dire un cazzo senza il tifo (non ho detto pubblico, ho detto tifo). Mi farei due palle così, meglio la tv a quel punto. Oppure emigrare in Argentina e andare a fare casino vero insieme ai Cuervos del San Lorenzo.

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