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I georgiani sanno giocare a calcio, come i nigeriani sono bravi medici. Basta stupirsene

Sono anni che vediamo i coreani produrre serie tv e film di immenso successo (e ci stupiamo sempre). Siamo troppo legati al vecchio modo di fare le cose

I georgiani sanno giocare a calcio, come i nigeriani sono bravi medici. Basta stupirsene
Ci Napoli 15/03/2023 - Champions League / Napoli-Eintracht / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Khvicha Kvaratskhelia

Caro Napolista, mi chiedo sempre più come sia possibile che tutti tendano a ritenere gli altri dei “nati ieri”. Mi spiego meglio, anche io come voi accolgo con stupore non solo i tanti articoli di giornali stranieri che si chiedono come sia possibile che Kvaratskhelia sia uscito dal nulla, ma continua a “sorprendermi lo stupore” anche nostrano nel notare che un nigeriano possa essere un fine attaccante, che un coreano e un kosovaro possano essere la migliore coppia difensiva della Serie A, uno slovacco e un camerunense i due migliori centrocampisti. 

Sono anni che la diffusione delle conoscenze nel mondo si è fatta capillare, che quasi tutti, quasi ovunque, possono apprendere tutto il possibile di tutto ciò che vogliono ovunque siano, in qualunque contesto nascano. Sono anni che vediamo i coreani produrre serie tv e film di immenso successo (e ci stupiamo sempre), sono anni che la Honda (più o meno) domina in Formula 1, sono anni che la Nigeria esporta medici in tutto il mondo (non da noi ovviamente, chissà perché non mi sembrano molti gli italiani ben disposti a farsi curare da medici africani). 

Succede, ma facciamo finta che non accada. E facciamo finta che le nozioni, la necessaria nascita di scuole e di maestri che ad esempio sono la base per produrre buoni medici, non possa ad esempio applicarsi anche al calcio, così come a tanti altri ambiti. E così capita che in Italia e in Europa quello che è (cristallino) chiaramente il miglior talento georgiano venga accolto da oh di meraviglia che ricordano quelli di chi ancora negli anni ‘90 si stupiva che un’auto giapponese fosse ben fatta e persino meno costosa di una Fiat Duna. In tempi più recenti capitava che i whisky del paese del sol levante venissero snobbati dagli esperti fino poi a rendersi conto che la qualità di un prodotto lavorato con un’attenzione maniacale potesse superare di gran lunga quella della grande tradizione scozzese. Eppure è così, come è ovvio che sia.

Le conoscenze si evolvono, si stratificano e oggi più che mai si diffondono. E si migliorano, anche lontano da dove vi era la tradizione originale. Diciamolo sottovoce, perché vale pure per tanti nostri prodotti. Come dire la pizza sarà anche eccezionale, ma non è meccanica quantistica e c’è chi, orrore, ha imparato a farla benissimo anche a mille miglia di distanza da via Tribunali. Oggi è praticamente possibile anche imparare l’arte e chiunque, se adeguatamente motivato (e per carità anche predisposto), può imparare a distanza a suonare la chitarra come Ritchie Blackmore, o almeno in una maniera che 99 esperti su 100 non saprebbero distinguere dall’originale. 

Ricordo distintamente, parlando sempre di medicina, che già dieci anni fa in Spagna arrivavano tantissimi giovani medici cubani, cileni, paraguaiani, mediamente sempre più bravi della maggior parte dei colleghi che vedo oggi. Allora venivano inizialmente trattati da parvenu, si intende, ma questo prima che la realtà prendesse inevitabilmente il sopravvento sul pregiudizio. Chissà che magari tra qualche anno non accadrà questo anche da noi, magari quando la nostra immigrazione si libererà di alcune barriere e limiti pregiudiziali. 

Siamo sempre estremamente legati alla tradizione, al vecchio modo di fare le cose. Nel calcio più che mai, se è vero come è vero che sento continuamente dire che il calcio di oggi è meno tecnico, quando chiunque non abbia i paraocchi si rende conto che un giocatore attuale medio di Serie B (mi tengo basso) ha una proprietà di palleggio che 30 anni fa si vedeva di rado in molti undici del campionato maggiore. Le conoscenze si evolvono, migliorano, sempre. Peggiorano semmai solo quando si vuole conservare invece di andare avanti. E si evolvono ovunque ormai, anche lontanissimo da noi, che lo si voglia vedere oppure no. 

Mi fermo qui, potrei continuare, ma credo che il concetto sia chiaro. Lo stupore direi è tutto mio per le frotte di esperti che non si rendono conto di questo fatto basilare, snobbano lo straniero e ciò che non conoscono, preferiscono sempre istintivamente il vecchio al nuovo.

Ma in un mondo come quello attuale la vera assurdità è la bravura di Kim oppure pagare 50 milioni il 35esimo migliore talento inglese e non voler arrivare a 15 per il miglior giocatore georgiano? E le cose non potranno che andare sempre più in questa direzione. 

Vivaddio che il Napoli pare essersene accorto prima di tanti altri. 

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