A Radio Rai: «La squadra ha mentalità, gioca un calcio da sogno. Se festeggerò lo scudetto? Non mi piace festeggiare dove non ho fatto nulla».

L’ex allenatore del Valencia e del Napoli, Rino Gattuso, ha rilasciato un’intervista a Radio Anch’io Sport, su Radio Rai. Gattuso ha commentato l’accoppiamento tra Milan e Napoli ai quarti di Champions League.
«Sono due anni che il Napoli esprime un calcio incredibile, ma in Europa le partite sono diverse e sarà una sfida aperta. Normale che il Napoli abbia una mentalità vincente adesso, gioca con tranquillità ed esprime un calcio europeo. Ma se la giocheranno entrambe le squadre. Il Milan è una squadra che da due anni a questa parte che gioca a campo aperto. Deve stare bene fisicamente, col collettivo che sta bene. E’ una squadra che ti viene a prendere, ti gioca addosso e quando qualcuno non sta bene fisicamente si nota e non riesce ad esprimersi come negli ultimi due anni».
Gattuso ha allenato Osimhen, quando sedeva sulla panchina del Napoli. Ha parlato dell’attaccante nigeriano.
«Mi aspettavo la sua esplosione, perché è stato anche pagato tanto. Aveva fatto bene al Lille e devo dire che è stato molto bravo Giuntoli a farlo arrivare a Napoli e non è stato facile. Io l’ho perso per diversi mesi per situazioni extra campo e abbiamo sofferto la sua assenza. È velocissimo ed è molto tecnico, un giocatore incredibile. Questo Napoli non è solo Osimhen. C’è Lobotka che con me non riusciva ad esprimersi al meglio».
Su Kvara:
«Sembra di rivedere Best. Fa delle cose incredibili, con una leggerezza incredibile. È una squadra che mi entusiasma molto, che gioca un calcio da sogno».
A Gattuso è stato chiesto se andrà a Napoli a festeggiare lo scudetto. Ha risposto:
«Io sono un tipo particolare, i meriti se li deve godere l’artefice e non mi piace festeggiare dove non ho fatto nulla. Sono contento perché ho allenato diversi giocatori che sono attualmente al Napoli. Sono orgoglioso di essere stato allenatore del Napoli».
C’è un giocatore in Serie A che le assomiglia? Gattuso:
«Amrabat. Al Mondiale mi ha emozionato. È riuscito a tirar fuori prestazioni incredibili. Quando sembrava morto tirava fuori altra energia. È un giocatore che mi assomiglia di più. Tonali è un misto tra me e Pirlo. Ha più tecnica di me, è un giocatore più completo».
Gattuso ha parlato anche delle polemiche arbitrali che hanno accompagnato Inter-Juventus, ieri sera, con il braccio dubbio di Rabiot nell’azione del gol di Kostic.
«Gli arbitri ci hanno detto che se il braccio viene alzato si prende fallo, se il braccio è nella posizione corretta non c’è fallo. Bisogna aver fiducia di chi sta al Var e di chi deve prendere posizione.Se lo rivedi 100 volte non capisci se è fallo di mano o no. Chi ha deciso, ha preso questa decisione. Ma finché non ci sarà fiducia nei confronti di chi arbitra, ci saranno sempre queste polemiche».
«L’Inghilterra si deve sempre temere, ma Mancini ha fatto un grandissimo lavoro. Siamo rimasti fuori dal Mondiale per due rigori sbagliati. Il merito di Mancini è quello di aver dato uno stile alla squadra e una mentalità, siamo in buone mani. Giusto chiamare in Nazionale un argentino come Retegui? Io non voglio fare polemica, ma ora io non so allenando e ultimamente seguo la Youth League e la Primavera e vedo pochissimi italiani. Diventa tutto difficile così, bisogna ripartire da queste cose. I giovani di oggi giocano meno perché non si gioca più per strada o in parrocchia. Quando vedo Primavere o Allievi Nazionali con due-tre italiani e tutti stranieri, bisogna fare una riflessione».
Gattuso ha parlato anche della sua esperienza al Valencia.
«I sette mesi al Valencia sono stati incredibili. Sapevo che stavo andando in un club che aveva problemi, che è una città che è stata contro il maggiore azionista per circa tre anni».
Sul suo futuro: gli piacerebbe tornare in Italia?
«Ho voglia di guardare il calcio, sono molto curioso, mi piace allenare all’estero e allenare in Italia. Ma devo sentire la fiducia, se la cosa può essere fatta, se si può lavorare con tranquillità. Anche se nel mio lavoro la tranquillità è data dai risultati e noi viviamo dai risultati. C’è un campionato molto competitivo in Italia. Negli ultimi tre anni abbiamo fatto un calcio che è rispettato in Europa, in campo aperto, si cerca l’uno contro uno. Mi piacerebbe tornare in Italia, ma vedremo».