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Berrettini ci ricorda che l’Italia perdona tutto tranne il successo

È tornato il sadico gioco di impallinare il campione in difficoltà. Il miglior tennista italiano dai tempi di Panatta, trattato come una meteora

Berrettini ci ricorda che l’Italia perdona tutto tranne il successo
Italy's Matteo Berrettini reacts after a point against Britain's Andy Murray during their men's singles match on day two of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 17, 2023. (Photo by Paul CROCK / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --

Stamattina abbiamo letto dell’articolo che El Mundo ha riservato a Pecco Bagnaia campione mondiale uscente della Moto Gp  che ha il difetto di non essere personaggio. Non si può dire lo stesso di Matteo Berrettini, anzi. Soprattutto negli ultimi tempo del tennista romano si parla tanto per motivi extra-sportivi, soprattutto per la sua relazione con Melissa Satta. Berrettini sta attraversando un periodo tennisticamente difficile. Fin qui il suo 2023 è stato horribilis. Tutto è cominciato con quel match-point sprecato in maniera per lui banale contro Murray agli Australian Open. Da lì, Berrettini ha imboccato una spirale negativa che ha avuto probabilmente – si spera – il momento più basso nella partecipazione al challenger di Phoenix dove peraltro è stato eliminato nei quarti di finale da Shevchenko numero 132 del mondo.

Matteo stasera ha perso anche al primo turno del torneo di Miami, anche se è stato in partita e ha giocato decisamente meglio rispetto alle ultime volte. Ha perso contro lo statunitense Mc Donald numero 55 del mondo. Matteo è sceso al numero 23, scenderà ancora. Ma è il caso di ricordare che il tennista romano è stato numero 6 del mondo. Appena un anno fa. Che, risultati alla mano, è il più forte tennista che l’Italia abbia avuto dai tempi di Adriano Panatta. Non ha vinto uno Slam ma ha raggiunto la finale a Wimbledon (prima di lui non c’era riuscito nessun italiano) dove ha perso contro Djokovic e ha giocato due semifinali dello Slam: una agli Us Open e l’altra in Australia. In entrambe le occasioni ha ceduto a Nadal. Negli Australian Open del 2022 lungo il cammino che lo ha portato in semifinale, ha battuto Alcaraz.

È vero che Berrettini è più personaggio di Bagnaia. Ma è altrettanto vero che l’Italia è un Paese che ama stritolare i suoi campioni. Detesta il successo, non lo perdona. Tranne rari casi. L’altra sera su Raitre abbiamo potuto ammirare il documentario su Alberto Tomba una leggenda dello sport italiano e ci siamo ricordati come anche lui nel corso della sua carriera ha subito cicliche onde di contrarietà e spesso veniva criticato soprattutto per il suo comportamento lontano dagli sci. Tomba come Federica Pellegrini e come Paola Egonu cui hanno riservato un bersaglio speciale perché ha l’aggravante di aver accusato di razzismo gli italiani (ma come si è permessa?).

Con Berrettini l’aggravante è diversa: è come se a Matteo non venisse riconosciuta la straordinarietà di quanto compiuto fino a oggi. Viene trattato e considerato quasi come se fosse una meteora e come se tutti avessero saputo che sarebbe stato una meteora. Meteora uno che ha raggiunto risultati che i tennisti italiani ahinoi fin qui hanno potuto solo sognare con il cannocchiale. Sinner, anche lui massacrato alle prime difficoltà, non ha ancora giocato una semifinale degli Slam.

Sembra esserci una sadica corsa a distruggere chiunque riesce a raggiungere il successo e – errore imperdonabile – anche a goderselo. Adriano Panatta oggi sarebbe massacrato. Lo era anche allora, in realtà, ma non c’erano i social, il pubblico era più distante. Nello sport, come nella vita, ci sono i cicli, le risacche. I momenti in cui non riesci più a progredire, anzi regredisci al punto da porti tante domande sulle tue reali capacità. E Matteo sta attraversando una fase di risacca. Ma la risacca di uno che è stato numero 6 del mondo. Che nel circuito si è conquistato il soprannome di martello (the hammer), di uno capace di risultati che già adesso valgono una carriera sontuosa. E, ripetiamo, valgono l’etichetta di miglior tennista italiano dai tempi di Adriano Panatta. Che vinse il Roland Garros, è vero, ma che fuori da Parigi negli Slam non è mai andato oltre i quarti di finale.

Queste righe per dire che è nauseabondo il trattamento riservato in questo periodo a Berrettini. Che la vita di uno sportivo ha i suoi momenti no. E che il sadico gioco di impallinare il personaggio di successo in difficoltà, è uno dei passatempo più tristi che esistono nel nostro Paese.

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