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Per il calcio (e lo sport) italiano il razzismo è normale. Al ministro Abodi va bene?

In Italia chi denuncia il razzismo, è accusato (vedi Egonu). Il ministro ci sembra essersi uniformato al contesto. Perciò la Serie A vale sempre meno

Per il calcio (e lo sport) italiano il razzismo è normale. Al ministro Abodi va bene?
Italy's Sports and Youth Minister, Andrea Abodi attends the IBU Biathlon World Cup Women's 10km pursuit race in Rasen-Antholz (Rasun Anterselva), Italian Alps, on January 21, 2023. (Photo by Vincenzo PINTO / AFP)

Cominciamo a nutrire più di un dubbio sulla diversità del ministro dello Sport Andrea Abodi. Che si era presentato con dichiarazioni che sembravano in netto contrasto con l’omertà che da decenni regna nel calcio italiano. Poi, progressivamente, abbiamo assistito alla solita inversione di marcia che abbiamo apprezzato in purezza (per dirla come gli enologi) a proposito della sentenza del meno quindici inflitta alla Juventus. Ci ha tenuto a voler trasmettere il concetto mozartiano del così fan tutti. Eppure avevamo così apprezzato le sue parole a proposito dell’indecenza dello scandalo arbitrale. Al momento, quelle frasi dobbiamo considerarle un fuoco di paglia.

Le affermazioni di Abodi sono diventate via via più oscure (nel senso di incomprensibili anche a coloro i quali hanno una discreta dimestichezza con la lingua italiana). Oppure innocue. Sentite cosa ha detto recentemente del razzismo: “Nei luoghi di sport non devono esserci equivoci, serve presenza costante che responsabilizzi individualmente e collettivamente. Conosco l’attenzione di Coni, Serie A e Figc. Ma dovremo essere uniti. Anche i club dovranno uniformarsi, ma tramite una scelta sincera. Sarà importante presidiare il presente e legare tutto al percorso scolastico”. In Italia quando si coinvolge la scuola, stiamo freschi. È il segnale del tana liberi tutti.

Vorremmo comunque concedere qualche prova d’appello al ministro. E vorremmo farlo partendo da quel che è accaduto a La Spezia per Spezia-Napoli dove il pubblico (non tutti, ovviamente, purtroppo di questi tempo siamo costretti a questo inutile distinguo) si è distinto per cori offensivi nei confronti del signor Maradona (morto da un po’), del signor Spalletti (per sua e per nostra fortuna ancora vivo) e ovviamente per cori razzisti nei confronti di Napoli e dei napoletani. Cori per cui lo Spezia incapperà in multe del tutto ridicole (diecimila euro sarebbe tantissimo), oppure qualche squalifica da scontare tra il 2045 e il 2046.

Il punto non è il Napoli. Il punto è: ma quando capiranno, i signori del calcio italiano, che il razzismo è schifoso e che al di fuori dell’Italia l’Occidente del calcio e dello sport non tollera simili nefandezze? Il razzismo è considerato schifoso. Mica come da noi dove Paola Egonu viene attaccata per aver raccontato che cosa vuol dire essere neri in Italia. Dobbiamo sorbirci persino chi la accusa di sputare nel piatto in cui mangia: a proposito di pietanze, ci viene da vomitare. Questa è l’Italia, siamo d’accordo. Ma se, come ci pare di aver intuito, il calcio italiano conserva la speranza (o l’illusione) di poter tornare a vendere a un prezzo adeguato i diritti tv della Serie A all’estero, beh allora bisogna che ci si adegui al contesto europeo. E in Europa il razzismo è considerato immondizia. Nessuno nel Regno Unito penserebbe di dire – per fare un nome a caso – ad Aubameyang che non può lamentarsi del razzismo perché sputa nel piatto dove mangia. E non a caso all’estero pagano eccome per i diritti tv della Premier League.

Insomma il ministro Abodi deve scegliere una direzione. Noi questa direzione fatichiamo a vederla. Non c’è. Perché non dice qualcosa sulle ridicole norme che il calcio si è dato in tema di razzismo e discriminazione? A La Spezia peraltro non c’è stato solo il razzismo, c’è stata anche una tentata aggressione ai tifosi del Napoli. Che, essendo residenti al Nord, potevano accedere ai vari settori dello stadio. Non al settore ospiti ottusamente tenuto chiuso dal governo i cui esponenti evidentemente allo stadio non vanno mai (a parte le tribune d’onore con biglietti omaggio).

Fin qui non abbiamo riscontrato diversità da parte di Abodi. E di questo passo il calcio italiano si continuerà a inabissarsi. Un altro po’ e non interesserà più a nessuno.

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