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Levante: «La scrittura è stata una terapia per la depressione post partum. Ero fuori dal mondo»

Al Messaggero: «Oggi se ripenso alla me stessa di un anno fa provo tenerezza. Ero in crisi. Pensavo di non farcela a chiudere il disco».

Levante: «La scrittura è stata una terapia per la depressione post partum. Ero fuori dal mondo»
Sanremo (Im) 08/02/2023 - 73° Festival di Sanremo / foto Image nella foto: Levante

Il Messaggero intervista Claudia Lagona, in arte Levante. Ha partecipato al Festival di Sanremo presentandosi con un look totalmente differente rispetto al passato. Racconta la sua depressione post partum: il nuovo album, come il nuovo look, sono stati per lei quasi una cura.

«È come se avessi dissotterrato la ragazza di “Manuale distruzione”, che credevo perduta, e contemporaneamente mi fossi vista nel domani»

La depressione è durata un anno.

«Oggi se ripenso alla me stessa di un anno fa provo tenerezza. Ero in crisi. Dicevo: non ce la farò a chiudere il disco».

Chi l’ha aiutata? Levante:

«Un gruppo supporto psicologico me l’ha dato il mio team: dal mio produttore Antonio Filippelli ai discografici,
passando per i musicisti. Naturalmente non è bastato: una depressione non se ne va con uno schiocco delle dita. Ero fuori dal mondo. Anche la scrittura è stata una forma di terapia: volevo raccontare quel momento che stavo vivendo, anche a costo di risultare pesante».

Levante spiega il senso dell’album Opera futura:

«Non mi piango addosso. Mentre lo scrivevo facevo il funerale a una parte di me, ma accoglievo al tempo stesso una parte di me nuova, che non conoscevo e che mi sembra potente».

Com’è il sogno erotico di cui parla nel testo?

«C’è la sessualità, è inevitabile. Ma non solo. L’erotismo è anche un modo di vivere, una pulsione, uno slancio».

E conclude:

«Non ambisce a diventare un inno: è un grido di speranza. Un modo per dire: “Orami riprendo tutto”».

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