In campo gioca come si fa in Europa e ha il bilancio in ordine, come piace alla Uefa, aveva una strategia e ha saputo applicarla

Libero scrive del Napoli modello europeo, lo fa con Claudio Savelli.
Il Napoli gioca come chiede l’Europa e si gestisce come desidera (almeno in teoria) la Uefa. In campo è una squadra proattiva, propositiva, protagonista. Pensa poco e non si fa condizionare dagli eventi. È allenata per tenere ritmi alti e costanti lungo tutta la partita.
Anche fuori dal campo il Napoli segue le indicazioni europee. Sa intercettare i giocatori prima che costino troppo (Kvara a 10 milioni). (…)
I conti sono in ordine, come piace alla Uefa (salvo arabe eccezioni). Il Napoli non spende più di quanto incassa e non offre ai calciatori contratti che non può permettersi. In tal caso li lascia andare come è successo con Insigne, Mertens e Fabian Ruiz. Gli stipendi degli arrivi estivi pesano 25 milioni lordi all’anno sul bilancio del club contro i 40 dei giocatori che sono partiti. Il monte ingaggi è passato da 94 milioni a 79 per un taglio del 16%, in linea con l’obiettivo fissato al 15%. Sono stati incassati 81 milioni e ne sono stati spesi 68, posticipando i 25 necessari per il riscatto di Raspadori al prossimo anno (Simeone, invece, è “pagato” da Petagna). C’era una strategia e c’è stata la capacità di applicarla.
Il Napoli è quindi un perfetto esempio di società e squadra continentale del 2023. Così si sta affermando in Italia dove il calcio, più o meno consapevolmente, è sempre andato in direzione contraria rispetto all’Europa.
L’ultimo scudetto lo ha vinto il Milan.
Solo che quest’ultimo ha una proprietà americana mentre il Napoli è di De Laurentiis, italiano in tutto tranne che nel modo di gestire il club.