Dakar, è un torinese il turista italiano morto ieri

Livio Fassinotti aveva 69 anni. Il pilota Loprais, che lo ha travolto, ha dichiarato: «Una vita umana è stata sprecata e la colpa è mia perché stavo guidando»

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Si chiamava Livio Fassinotti il turista italiano morto ieri durante la Dakar, investito dal camion di Ales Loprais. Il 69enne era rimasto schiacciato dal passaggio del mezzo pensante, dopo che si era nascosto dietro un duna. Al momento dell’impatto il pilota francese non si sarebbe neanche accorto di aver investito il turista. Fassinotti, originario di None, in provincia di Torino, si era nascosto dietro la duna per scattare delle foto ai veicoli in gara, commettendo l’imprudenza di avvicinarsi troppo a quello che era il tracciato designato.

Nella Dakar, a differenza delle corse tradizionali non c’è un vero e proprio confine della pista, ma solo un’area di attraversamento. La Repubblica scrive:

“L’incidente è avvenuto durante le fasi finali della tappa di ieri, quando la pista era ormai ridotta a una serie di solchi sabbiosi dopo il passaggio di centinaia di veicoli. Lungo il percorso sono presenti alcuni punti dai quali si può assistere alla gara in modo sicuro, ma in molti, troppi, oltrepassano le transenne per avvicinarsi ulteriormente alle vetture in corsa“.

E ancora:

“Nei giorni scorsi, almeno altre due volte si sono rischiati incidenti simili a quello avvenuto ieri, con i camion che suonavano il clacson all’impazzata per far spostare gli spettatori. La Dakar si svolge in una zona prevalentemente desertica e il tracciato non è delimitato da cordoli o altro. La sorveglianza è pressoché assente lungo il percorso”.

Ales Loprais ha commentato così l’incidente sui social:

«Vorrei esprimere le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici. Sono terribilmente dispiaciuto per quanto accaduto. Mi perseguiterà per il resto della mia vita. Devastato dallo sfortunato incidente il pilota ceco si è subito reso disponibile a supportare le autorità locali nelle loro indagini. Di conseguenza non ha potuto continuare la gara. Gli organizzatori del rally si uniscono a lui nel porgere le loro condoglianze alla famiglia e agli amici dello spettatore. Una vita umana è stata sprecata e la colpa è mia perché stavo guidando»

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