Blessin: «Il catenaccio è molto radicato in Italia. Marchetti? Non mi piaceva il suo atteggiamento»

L'intervista a t-online dell'ex tecnico del Genoa: «Esperienza positiva. Zangrillo non mi voleva nemmeno in Serie A. Il futuro? Continuo a studiare l'italiano»

Blessin

Genova 22/01/2022 - campionato di calcio serie A / Genoa-Udinese / foto Image Sport nella foto: Alexander Blessin

Alexander Blessin, l’ex tecnico del Genoa, è stato intervistato dal giornale tedesco t-online. L’argomento è stato ovviamente il Genoa, la sua esperienza con il club rossoblù.

«L’esperienza a Genova è stata molta intensa. (…) La prima partita è stata contro l’Udinese. Quando sono arrivato, avremmo dovuto recuperare otto punti in sedici partite. Ma allenare in Serie A è un’opportunità molto interessante».

«Abbiamo stabilito subito un record, abbiamo pareggiato le prime sette partite, nessuno lo aveva fatto in Italia. Quando devi recuperare otto punti, è difficile farlo con i pareggi. Abbiamo stabilizzato la difesa in tempi relativamente brevi, e siamo stati la terza miglior difesa in queste 16 partite».

Ricorda la vittoria contro la Juventus e che sono mancati tre punti dalla salvezza. Poi la conferma anche in Serie B.

«Non è facile risalire immediatamente. Ne eravamo consapevoli. Era anche chiaro che sarebbe stato un calcio diverso. Ho dovuto adattare la mia filosofia».

Dopo undici giornate il Genoa era secondo con 22 punti. Poi, però, un solo punto in quattro partite.

«Avevamo problemi in alcuni ruoli. Diversi giocatori chiave si sono infortunati, era dura sostituirli e ho chiesto tempo. Abbiamo dovuto cambiare continuamente. Quando le cose vanno male, perdi fiducia. L’ambiente era molto critico ed era difficile  continuare a lavorare».

Da chi ti mancava concretamente il sostegno?

«Quando non abbiamo vinto per cinque partite, c’è stata molta agitazione. Il presidente (Zangrillo, ndr) è stato l’unico nel gruppo che già non mi voleva in Serie A. Voleva un allenatore italiano. Ecco perché ha costantemente esercitato pressioni e si è spinto all’esonero. La cosa più semplice è sempre licenziare l’allenatore. Chi fa questo lavoro, deve sapere che con la firma del contratto si rilasciano  anche i documenti per il licenziamento».

A proposito di Marchetti (che lo ha fortemente criticato).

«Se un allenatore riesce a raggiungere il 70-80 percento dei giocatori, allora ha già fatto un buon lavoro. Ci sono sempre giocatori che non si adattano. Ed è stato così per Marchetti. Era il terzo portiere e non mi piaceva il suo atteggiamento in allenamento. Non si metteva al servizio della squadra. Ho notato di tanto in tanto che questo giocatore sparava contro la mia filosofia di gioco. Il catenaccio è molto radicato in Italia. Ciò significa che una nuova filosofia di gioco si imbatte sempre in critiche, tra cui anche quelle di Marchetti. Ho dovuto prendere una decisione. Avevamo bisogno di giocatori che condividessero le nostre idee. Lui si è molto arrabbiato».

«Col senno di poi, il bilancio per l’anno al Genoa è positivo. Ho acquisito nuove esperienze, molte cose positive, ma ovviamente anche cose da cui trarre tesoro. Ora sto riposando, e mi sto concentrando sul prossimo obiettivo. Avevo già un paio di offerte ma ho preso tempo. In Bundesliga? Vediamo, Ho imparato l’italiano e continuo a studiarlo. È divertente, e sarebbe un peccato rinunciare. È bello allargare sempre gli orizzonti».

 

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