“Il calcio non è un esercizio clinico o un gioco di numeri e record. Lui giocava per creare monumenti, non pietre miliari”

“Per Gareth Bale, il campo e il parco giochi potrebbero anche essere stati la stessa cosa. Riguardatevi alcuni dei suoi gol più spettacolari, si può quasi intravedere la cravatta della scuola che sventola dietro di lui mentre corre, una palla di spugna malconcia che gli si attacca ai piedi, il cauto insegnante che trasporta un vassoio di aranciata attraverso l’area di rigore”. In Inghilterra a scuola hanno ancora le divise, quelle eleganti, con la cravatta. Ma la suggestione del Guardian è chiara: Bale, che ha smesso ufficialmente di giocare, questo faceva… giocava. Per Jonathan Liew si è ritirata la quintessenza del giocatore di strada. Quello della gioia, del divertimento. “Un giovane che gioca per il gusto di giocare, per l’emozione di risolvere un nuovo problema, giocare per sentire. Che senso aveva correre se non lo facevi il più velocemente possibile? Che senso aveva tirare un calcio di punizione a meno che non volessi infilarlo nell’angolo superiore della porta? E che senso aveva fare il calciatore se non provavi queste cose?”
Non che a Bale mancassero ambizione e strategia, sia chiaro. Altrimenti non vinci quello che ha vinto lui: tre campionati spagnoli, cinque Champions League e una Copa del Rey. “Ma – continua Liew – è probabilmente giusto dire che Bale era un giocatore di momenti piuttosto che di coerenza del modello, un giocatore di monumenti piuttosto che di pietre miliari. A volte quei momenti sono durati per una frazione di secondo, a volte per pochi secondi, a volte per mezz’ora, a volte – come nel 2012/13 – per un’intera stagione di Premier League, nove mesi. Probabilmente avrebbe potuto vincere più di quello che ha fatto. Probabilmente avrebbe potuto giocare più di quello che ha fatto. Probabilmente avrebbe potuto lasciare il Real Madrid un po’ prima di quanto ha fatto”.
Al Real, scrive Liew, “ha perso qualcosa di se stesso”. “Ma quando si scaldava, nessuno poteva toccarlo. Lo scintillante gol in rovesciata contro il Liverpool nella finale di Champions League del 2018 è probabilmente il suo gol più ricordato. Poi c’è stato lo scandaloso sforzo in solitaria nella finale di Copa del Rey 2014 contro il Barcellona, in cui Bale ha preso la palla sulla linea di metà campo, è corso verso dalla linea laterale per un quarto della lunghezza del campo prima di segnare sfacciatamente sotto le gambe del portiere . Questa era forse l’espressione più completa di Playground Bale: il tipo di gol che la maggior parte dei giocatori poteva a malapena immaginare, figuriamoci tentare, figuriamoci eseguire”.
Liew scrive anche il lento declino non è scandaloso: “Succede ai migliori”. Ne è piena la storia del calcio. “E forse era inevitabile che per un giocatore che giocava per sentire, che si specializzava nella creazione di momenti di perfezione e meraviglia”.
“Forse a volte dimentichiamo che il calcio non è un esercizio clinico o un gioco di numeri o record, ma un libro di ricordi ansimanti, canticchianti, singhiozzanti e urlanti: ricordi custoditi e ricordi mal ricordati. In 17 anni da calciatore professionista, Bale ha prodotto più ricordi del genere di qualsiasi altro calciatore inglese. E lascia che questo lo definisca”.