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Spalletti rende omaggio a Mihajlovic in Campidoglio: «Il calcio perde una persona di valore»

Il tecnico alla camera ardente per Sinisa: «Era uno che ti faceva capire subito chi avevi di fronte, non si nascondeva per poi fregarti»

Spalletti rende omaggio a Mihajlovic in Campidoglio: «Il calcio perde una persona di valore»
As Napoli 12/11/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Udinese / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Al Campidoglio, a Roma, è stata allestita la camera ardente per l’ultimo saluto a Sinisa Mihajlovic. Tanti i tifosi presenti, appartenenti a tutte le squadre in cui ha giocato il serbo in carriera e sulle cui panchine è stato seduto da allenatore. Tanti anche i personaggi dello sport e della politica accorsi a rendere il loro omaggio a Sinisa. Tra questi anche l’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti. Spalletti ha ricordato Mihajlovic.

«Il calcio ha perso una persona di valore. Il mio ricordo è legato al nostro ultimo incontro a Bologna. Prima di entrare in campo è stato molto carino, ha detto frasi molto carine per quanto riguarda il calcio, il campo, la stima reciproca che c’era tra noi e di conseguenza sembra normale che ci sia tutto questo dispiacere. Ci siamo sentiti ultimamente quando lui era ancora allenatore del Bologna. Aveva bisogno di un collaboratore e mi aveva chiesto informazioni su uno che io conoscevo. Abbiamo approfondito in quel momento la nostra stima e la nostra amicizia. Era uguale fuori dal campo rispetto a com’era in campo. Era uno che ti faceva subito capire chi avevi di fronte, non aveva il timore di doversi nascondere per poi fregarti o aggirarti in qualche cosa. Ti faceva capire: ‘hai a che fare con e, se vuoi iniziare, iniziamo’. Poi aveva questa forza… era una persona di valore, quando ci giocavi contro si percepiva subito».

Ieri Spalletti aveva già parlato di Mihajlovic.

«E’ un momento tristissimo per il calcio, Sinisa è stato un avversario leale, sempre. Ogni volta che l’ho avuto davanti sia da calciatore che da allenatore ti dava sempre il grande vantaggio di farti subito sapere in che modo chiaro e trasparente la pensasse sulle persone e sulle circostanze che aveva davanti. Detestava le maschere, non ha mai voluto indossare maschere né da giocatore né da allenatore, ancora meno durante la sua malattia. Ci ha insegnato a non abbassare mai lo sguardo durante le difficoltà in campo e fuori. Tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui ne sono usciti rafforzati nel proprio carattere perché ti trasferiva subito le sue qualità di uomo forte. Tra di noi ci sono sempre stati grandi abbracci, sguardi, partite. Una volta durante un Lazio-Samp ci ha fatto tre gol su tre calci piazzati dal limite, ogni volta che tirava in porta sulle punizioni mi andavo a nascondere dietro alla panchina perché era impossibile vedere quella che era la sua precisione e la sua potenza. Ricordo l’ultima volta a Bologna, siamo entrati insieme in campo, mi ha espresso la sua simpatia per la squadra e la città e per la possibilità di andare a lottare per grandi traguardi. Per noi sarà un grandissimo vantaggio avere il suo supporto, magari seduto vicino a Maradona a vedere insieme le partite».

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