La Benetton Treviso sospende Nemer, il mittente della banana razzista a Traoré (La Stampa)

L'argentino, con 11 presenze in azzurro, resterà fuori squadra per tutta la durata delle indagini da parte della Procura Federale. Rischia grosso 

traoré rugby

La Benetton Treviso sospende Nemer, il mittente della banana razzista a Traoré (La Stampa)

Il mittente della banana razzista a Cherif Traoré è stato individuato: si tratta di è Nemer, argentino della Benetton Treviso con 11 presenze in azzurro. Adesso rischia grosso. Intanto, la Benetton ha deciso di sospenderlo per tutta la durata delle indagini della Procura Federale, che ieri ha aperto un’inchiesta sul caso. Lo scrive La Stampa, che riporta il contenuto della nota della società.

«Benetton Rugby e la Federazione Italiana Rugby desiderano ribadire la propria ferma condanna nei confronti di ogni forma di razzismo e discriminazione, che non hanno e non devono avere alcun posto all’interno del movimento rugbistico italiano, dello sport, della società civile. La Benetton Rugby ha deciso di sospendere a titolo precauzionale, per l’intera durata delle indagini della Procura, uno dei propri tesserati. Sarà competenza esclusiva degli organi di giustizia sportiva federali, sulla base delle risultanze delle indagini, comminare eventuali sanzioni sportive o amministrative, in totale autonomia e senza ingerenze di alcun tipo da parte di organismi esterni alla giustizia Fir».

Il giocatore sospeso, scrive il quotidiano torinese,

“è Ivan Nemer, argentino con 11 “caps” in azzurro da equiparato, compagno di prima linea di Traoré con cui si dovrà presentare in Procura. Rischia grosso, perché quello che nelle intenzioni (sbagliate) voleva essere uno scherzo durante il «Santa Secret», la giornata di regali natalizi, e anonimi, fra compagni di squadra, si è rivelato sintomo di un atteggiamento inaccettabile ma purtroppo ancora diffuso, come la fuoriclasse della pallavolo Paola Egonu può testimoniare”.

Traoré, ieri, ha così commentato le scuse che gli aveva fatto il suo compagno di squadra nella riunione organizzata dalla società

«Mi ha chiesto scusa, ho dovuto accettare perché siamo una squadra e dobbiamo giocare. Ma basta, ho deciso: a fine stagione me ne vado. E’ già successo altre volte. Ho sempre sofferto. La mia famiglia mi ha sempre chiesto di passarci sopra. Ma adesso non riesco più. In Italia ci sono ancora delle persone che non capiscono che siamo tutti uguali. Quando ho ricevuto la banana, ho guardato i ragazzi dell’Accademia. Mi sono domandato cosa avrebbero pensato di me. Non potevo stare zitto».

Scuse accettate un po’ per dovere di gruppo, insomma, ma per Traoré la situazione non è affatto chiusa. Giustamente.

 

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