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Herasimenia, nuotatrice simbolo in Bielorussia, condannata a 12 anni per le critiche alla guerra in Ucraina

Tre medaglie olimpiche. Non vive più in Bielorussia. Aveva dichiarato: “L’Ucraina non è mai stata nostra nemica, è una nazione fraterna”.

Herasimenia, nuotatrice simbolo in Bielorussia, condannata a 12 anni per le critiche alla guerra in Ucraina

Aliaksandra Herasimenia ha conquistato due medaglie d’argento alle Olimpiadi di Londra e una di bronzo a quelle di Rio sotto la bandiera della Bielorussia, eppure tutto ciò non basta per essere celebrata come un’eroina nel suo paese. Almeno non più.

Anzi, El Mundo fa sapere che la nuotatrice, che ha creato anche un fondo di solidarietà per gli atleti bielorussi perseguitati, è stata condannata in contumacia a 12 anni di carcere per aver criticato l’invasione russa sul territorio ucraino.

L’Ucraina non è mai stata nostra nemica, è una nazione fraterna“, ha dichiarato Herasimenia nei primi giorni dopo l’invasione delle truppe russe nel territorio ucraino. La colpa, quindi, è di aver chiesto di sanzionare il suo paese e di aver commesso altre azioni atte a danneggiare la sicurezza nazionale del paese.

La condanna è arrivata dal tribunale di Minsk, al termine di un processo che ha avuto inizio il 19 dicembre scorso, “per aver creato “una formazione estremista”, ha reso noto l’associazione per la difesa dei diritti Viasna.

Secondo Viasna, una ong, la nuotatrice avrebbe inoltre diffuso “informazioni false su eventi” avvenuti in quel Paese nel 2020, durante l’inedita protesta contro la rielezione del presidente Alexandre Lukashenko, al potere dal 1994.”

El Mundo scrive che la Herasimenia ha messo all’asta la sua medaglia d’oro ottenuta ai Mondiali del 2012 per 13.500 euro, soldi che sono serviti per aiutare gli atleti ucraini.

E conclude: “Da più di due anni le autorità bielorusse conducono un’incessante repressione contro qualsiasi movimento di opposizione al regime di Lukashenko, per il quale la maggior parte delle personalità dell’opposizione sono incarcerate o vivono in esilio.

 

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