“Elimina la naturalezza dall’equazione e ti rimane qualcosa di simile alla politica, al pattinaggio artistico o a un concerto dei Coldplay”

Se c’è una cosa che Mondiale in Qatar ha evidenziato una volta di più è che “siamo diventati i catechisti del calcio, dei tizi grigi in maglioni con scollo a V che puntano il dito contro le colpe dei protagonisti”. Rafa Cabeleira scrive su El Paìs un editoriale che parte dal Dibu Martinez e si allarga al moralismo che di sponda sui social ormai impera nel commento dello sport, del calcio in particolare.
“Forse è giunto il momento di ammettere che tutto in questa vita è una questione di prospettiva”. “Il Dibu era consapevole dello scrutinio millimetrico delle telecamere, come poteva non esserlo: uno vince il Mondiale per concedersi qualche eccesso e dissacrare, se necessario, l’immagine del mostro finale, quell’orco sportivo che ha cercato di rubare la festa da sotto al naso”. Cabeleira si riferisce alla sfilata con il bambolotto di Mbappé tra le mani. “Una cosa ricorrente nella liturgia del successo da quando Red Auerbach battezzò quei formidabili sigari che fumava con i nomi delle sue vittime. Elimina la naturalezza dall’equazione e ti rimane qualcosa di simile alla politica, al pattinaggio artistico o a un concerto dei Coldplay”.
“Critichiamo il Dibu a quaranta battiti al minuto — che è il massimo grado di eccitazione che si può ottenere scrivendo un articolo di opinione, figuriamoci un tweet — per i suoi eccessi. O il Mourinho che ha profanato il Camp Nou vessato dagli irrigatori e con il dito alzato, ricordando a Dio che i miracoli non sono appannaggio esclusivo degli immortali. A che punto stabiliamo la soglia di ciò che è ammissibile quando consideriamo a malapena come riferimento utilizzabile il punto più alto della nostra più grande celebrazione? Il mio, e lo ammetto con un certo imbarazzo, si è limitato a cantare “Papà, dimmi come ci si sente” a mio padre il giorno in cui mia madre mi ha promosso ad autista regolare per l’assicurazione obbligatoria della sua nuovissima utilitaria”.
“Populismo e social network ci hanno trasformato in esseri di luce che accumulano cuori e buoni commenti basati su finte virtù: è il destino dei tempi nuovi. Di questo passo verrà il giorno in cui qualcuno scoprirà la cura definitiva per il cancro, la celebrerà usando una provetta come un fallo, e una marea di moralisti criticheranno il suo comportamento su Facebook”.
“Nessuno, nemmeno un altro Martínez, sa cosa sia passato per la testa di Dibu dopo aver evitato una catastrofe nazionale ai supplementari ed essere uscito vittorioso ai rigori. Tutto il resto è calcio, ma non solo calcio, una rete di sensazioni che sfuggono a chi come noi, come più notevole successo in campo sportivo ha convinto la mamma a comprare delle Reebok Pump con la falsa promessa di saltare un po’ durante l’ora di educazione fisica”.