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Capello: «È finito il tempo dei passaggi orizzontali o all’indietro. È roba di dieci anni fa»

Al Messaggero: «Questo Mondiale ha detto addio al falso nueve e al possesso palla lento e improduttivo. Guardiola aveva Messi e Iniesta»

Capello: «È finito il tempo dei passaggi orizzontali o all’indietro. È roba di dieci anni fa»
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Dopo Carlo Ancelotti, anche Fabio Capello (sul Messaggero) parla del Mondiale, di ciò che ha mostrato tatticamente.

«Io direi adios falso nueve. Credo che questo mondiale abbia certificato l’addio a questa formula. Può funzionare in alcuni
casi e in alcuni contesti, ma non può diventare sistema. La figura del centravanti resta fondamentale».

Spagna eliminata ai rigori dopo oltre centoventi minuti di gioco in cui la Roja ha avuto il 77% di possesso palla.

Capello: «Qui si torna a un mio vecchio concetto: il possesso palla, quando non è sorretto dalla velocità, diventa stucchevole e improduttivo. Il calcio di Guardiola si è evoluto rispetto a dieci anni fa. E in ogni caso, vogliamo ricordare che quel Barcellona
aveva fuoriclasse come Messi e Iniesta da aggiungere a quel copione?».

Anche il concetto del possesso palla esce quindi ridimensionato da questo mondiale?

«Non si può più pensare al possesso per linee orizzontali o palla indietro. Bisogna gestire in velocità e verticalizzando. Aggiungo un particolare: questo mondiale boccia anche il coinvolgimento eccessivo dei portieri. Non hanno la rapidità di movimento degli altri giocatori e si rischia».

Ancelotti ha detto al Corsport:

«Se sono cambiato? Certo che sono cambiato. Sono più elastico. Fino a poco tempo fa era difficilissimo che rivedessi sistema di gioco e strategia durante la partita. L’aumento delle informazioni, degli interscambi, dell’organizzazione degli avversari mi ha spinto a questo. Anche i giocatori si sono evoluti, sanno coprire più ruoli e zone del campo. Sono più duttili e se gli chiedi qualcosa di diverso sai già che non li metterai in difficoltà. Tempo fa lessi un’intervista a Viggo Mortensen: “La cosa migliore per un attore – disse – è essere flessibile, perché ogni regista è diverso e ogni ruolo è diverso”. Trovo che sia perfettamente adattabile a chi fa calcio. È finita l’epoca degli integralismi. Nei novanta io posso difendere a 3, passare al 4-4-2, al 4-5-1. L’avversario e l’andamento della partita non si possono trascurare».

 

 

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