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Bernardeschi: «Per quello che ha vinto, che è stato e che è, Messi è Maradona da 15 anni ormai»

Su Twitch: «Rabiot è sempre stato criticato ingiustamente. Bisognerebbe educare di più il pubblico a capire come si analizza un calciatore»

Bernardeschi: «Per quello che ha vinto, che è stato e che è, Messi è Maradona da 15 anni ormai»
Mg Milano 06/10/2021 - Uefa Nations League / Italia-Spagna / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Federico Bernardeschi

Il giocatore del Toronto, Federico Bernardeschi, ha rilasciato un’intervista al canale Twitch di “Cronache di spogliatoio” parlando del Mondiale e di altri temi, tra cui Cristiano Ronaldo, suo ex compagno di squadra alla Juventus.

“Mi dispiace per Cristiano, è uno dei tre giocatori più forti della storia. Per quello che ha dimostrato, che è stato, avrebbe meritato un finale di carriera diverso. Mi dispiace anzitutto a livello umano, per l’uomo che è. Un giocatore del suo livello è giusto che smetta quando vuole ma bisogna essere lucidi e capire quando è il momento più adatto. Fossi stato compagno di CR7 al Manchester United avrei accettato la sua decisione. Sono un professionista, che lui voglia o meno rimane in squadra, io continuerei a dare tutto per la maglia”.

Bernardeschi parla del Mondiale, a cui l’Italia non ha partecipato.

“La Mls ricomincia a febbraio, sono in ferie, ho potuto vedere il Mondiale comodamente e amaramente. La partita con la Macedonia è ancora un grande dolore, tutti ci aspettavamo di essere lì, a volte è dura affrontare la realtà”.

Sull’Argentina e Leo Messi.

“Credo che fino a quando era in vita, Maradona abbia voluto tenere la corona di più grande della storia per sé, ora che non c’è più, l’ha donata a Messi. Non è un caso che Leo abbia vinto il mondiale a 35 anni, alla sua ultima possibilità. È da quando ha 19 anni che sentiva queste pressioni addosso, di dover vincere, di essere il più grande. Anche lui ha dovuto fare un percorso, affrontare delle difficoltà, andare oltre se stesso e scoprire lati del suo carattere che non aveva ancora palesato. Ci sono momenti decisivi nella vita e questo è il suo. Per quello che ha vinto, per quello che è stato e per quello che è, Messi è Maradona da 15 anni ormai”.

A Bernardeschi è stato chiesto che importanza ha il gruppo, nel calcio.

“L’Argentina aveva uno spirito particolare in questi Mondiali, si respirava. Dopo la prima partita, si sono stretti intorno alla figura di Messi, ancor di più di quanto avevano fatto in Copa America. Messi è stato il fattore di coesione, averlo in squadra significa non giocare solo per il tuo sogno personale, ma anche per una storia più grande, di un calciatore di un essere umano che può entrare nell’Olimpo del calcio, che può raggiungere un altro calciatore, un altro essere umano. Nell’Argentina ho visto quello spirito che ha alimentato noi italiani durante gli europei. Se si guardano le storie delle grandi conquiste calcistiche c’è sempre un fattore comune: il gruppo. Noi nel 2021, i campioni del 2006, i francesi 4 anni fa, tutti ti diranno ‘eravamo un grande gruppo’, perché il calcio è questo, uno sport di gruppo”.

Cosa ha pensato Bernardeschi al momento dei calci di rigore nella finale tra Argentina a Francia?

“Quando ho visto Dybala sul dischetto, ho sperato segnasse, perché so cosa vuol dire tirare e segnare rigori di quel peso. Ci vuole personalità per calciare rigori del genere, Paulo ha tutte la caratteristiche per prendersi questi rigori, tra l’altro lo ha tirato in maniera molto simile alla mia agli Europei. Nella camminata che ho fatto prima di calciare il rigore contro l’Inghilterra avevo tantissimi pensieri in testa, ma appena afferrato il pallone, eravamo solo io e lui, tutto si è fermato, mi sono sentito tranquillo, ho calciato sereno. Guardando Pickford fare lo show decisi che lo avrei tirato piano, per smorzare questo suo modo di fare, per dare tranquillità anche a chi avrebbe calciato dopo di me. Non mi faccio condizionare dal portiere”.

Che impressione le ha fatto Rabiot al Mondiale?

“Rabiot è sempre stato criticato ingiustamente dall’esterno, perché, se lo avessero visto “dall’interno” come ho fatto io per 4 anni, nessuno lo avrebbe mai criticato. Probabilmente bisognerebbe educare di più il pubblico a capire come si analizza un calciatore, non bastano 4, 5 partite sbagliate a dire che una stagione è fallimentare, perché poi, le qualità, quando le hai, vengono fuori sempre al momento giusto. In Italia bisogna lavorare, noi calciatori per primi, sul far capire che va bene criticare o essere arrabbiati se la propria squadra perde, ma non bisogna andare allo stadio per sfogare le proprie frustrazioni ma per divertirsi. Le prese in giro sono una cosa divertentissima, noi calciatori siamo i primi a scherzare tra di noi, ma non si deve superare una certa linea, bisogna tornare a divertirsi. Come è stato a fine anni ’90, era un calcio più romantico. Passano le generazioni e cambia il modo di pensare, siamo nell’era digital, una volta vedevi il calciatore la domenica per la partita e poi lo ritrovavi almeno una settimana dopo. Ora le vite dei personaggi pubblici sono sempre esposte, si conosce tutto della loro vita privata e questo può generare frustrazione, specie in una fase storica come questa, in cui l’Italia sta affrontando un periodo difficile.

Bernardeschi sul futuro dell’Italia:

“L’Italia si ricompatterà, c’è un grande gruppo anzitutto di uomini ancor prima che di calciatori, i miei amici ed ex compagni troveranno la forza di uscire da questo momento difficile”.

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