La Fifa organizza i Mondiali con i giocatori degli altri, registra incassi record e dà le briciole ai club
4,6 miliardi solo da Qatar 2022, ai club sono destinati appena 209 milioni la stessa cifra di Russia 2018: largamente insufficiente
FIFA President Gianni Infantino addresses a press conference at the Qatar National Convention Center (QNCC) in Doha on November 18, 2022, ahead of the Qatar 2022 World Cup football tournament. (Photo by Anne-Christine POUJOULAT / AFP)
I RIMBORSI FIFA AI CLUB PER I MONDIALI SONO INSUFFICIENTI
209 milioni di dollari. Questa è la cifra che la Fifa, l’autorità calcistica più importante e più influente nel mondo, sotto cui l’egida si svolgono i mondiali, ha destinato ai club proprietari dei cartellini dei calciatori che disputeranno la competizione.
Tanto o poco? Prima di lanciarsi nel giudizio netto del titolo, è bene definire la storia dei rimborsi che la Fifa ha riservato ai club dei calciatori impegnati in Qatar. Il contributo fa parte del “Club benefit programme”, un riconoscimento effettivo che la Fifa per i club che formano, pagano e rendono possibile ai calciatori la partecipazione ai mondiali. Si è partiti nel 2010 con il mondiale in Sudafrica con 40 milioni di dollari. Nel 2014, anno dei mondiali in Brasile, la cifra è passata a 70 milioni di dollari. Quattro anni dopo la cifra è triplicata, arrivando a 209 milioni di dollari, la stessa di Qatar 2022.
Si potrebbe affermare che la crescita sia stata esponenziale in poco più di un decennio, ma il giudizio mancherebbe della dovuta contestualizzazione di cosa è la Fifa attualmente, di quali sono le ricadute economiche (in termini di ricavi per l’istituzione) per l’organizzazione di un mondiale, di qual è il ruolo (sempre più preponderante) dei club in funzione dei calciatori, loro dipendenti, e di quanto in soldoni viene intascato dai club stessi.
Una buona base di partenza è la cifra di 8.350 dollari (già depurata di tasse e altri costi), ossia il contributo giornaliero pagato dalla Fifa per ogni giorno che un calciatore partecipa al mondiale. Esso parte da due settimane prima che la rappresentativa inizi il mondiale fino al giorno successivo l’ultimo match disputato. Si ottiene dividendo i 209 milioni di dollari per 24.500 giorni (che sono la misura approssimativa del tempo complessivo di partecipazione dei 23 calciatori delle 32 nazionali ai mondiali).
Non è finita qua, perché se il contributo è funzione diretta dei giorni trascorsi dal calciatori ai mondiali, lo stesso deve essere diviso tra i club che nei due anni precedenti la competizione hanno detenuto il cartellino del tesserato, in questo modo:
✓da novembre 2020 a ottobre 2021 1/3 della quota;
✓da novembre 2021 a settembre 2022 1/3 della quota;
✓da ottobre a novembre 2022 1/3 della quota.
È facile intuire che un calciatore che arrivi ai quarti (39 giorni) con la propria nazionale, maturi 332 mila dollari (8350×39 giorni), che nella peggiore delle ipotesi vanno anche divisi per tre quote. È palese come questo ammontare non sia affatto sufficiente, come ristoro ai club che cedono i calciatori alle nazionali e che corrono il rischio che il proprio tesserato non ritorni integro dalla competizione. E questi numeri cozzano ancora di più con i ricavi record che la Fifa si appresta a materializzare nel quadriennio 2019/22. 6,5 i miliardi di dollari che la Fifa incasserà rispetto ai 5,3 post Russia 2018, di cui 4,6 solo dai mondiali qatarioti. I costi saranno invece pari a 1,7 miliardi, di cui “solo” 209 milioni destinati ai club.
A conti fatti, concludendo l’analisi, come mai la Fifa non ha aumentato il contributo del benefit programme, come fatto per i precedenti mondiali, nonostante le prospettive di ricavi record? C’entra l’incertezza post-pandemia? Eppure lo stesso rischio è stato sostenuto dai club. Per quanto può essere antipatico il Psg, viene da sorridere sullo scotto da pagare per un Neymar che ritornerà a Parigi visibilmente malconcio, a fronte di un contributo assolutamente insufficiente per la partecipazione al mondiale. La Fifa non sostiene direttamente il costo annuale del cartellino dei calciatori e beneficia delle loro prestazioni. È lecito quindi che paghi di più in futuro per i rimborsi ai club? Noi crediamo sia non solo giusto, ma doveroso.
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