ilNapolista

«Infantino è in continuità con Platini e Blatter, l’Occidente baratta i propri valori per interessi»

Barbara Bibbò, ex producer per Al Jazeera e giornalista all’Onu a Ginevra: «I Paesi del Golfo sanno che siamo disposti a chiudere un occhio sui diritti umani»

«Infantino è in continuità con Platini e Blatter, l’Occidente baratta i propri valori per interessi»
UEFA general secretary Gianni Infantino (L) and UEFA president Michel Platini (R) speak during a press conference on the eve of the qualifying draw of the 2016 European Football Championship on February 22, 2014 in Nice, southeatern France. AFP PHOTO / VALERY HACHE (Photo by VALERY HACHE / AFP)

«Francamente, questa attenzione tardiva è abbastanza stucchevole». La chat con Barbara Bibbò si infiamma improvvisamente quando le giro la rassegna stampa del Napolista sul discorso del presidente della Fifa Gianni Infantino a difesa delle scelte di far organizzare a Russia e Qatar le ultime due edizioni della Coppa del Mondo di calcio. Decisioni che, dal lontano Occidente, appaiono tutt’ora poco comprensibili e poco condivise ma di cui, dice Bibbò, «le problematiche erano evidenti da anni». Barbara è giornalista presso le Nazioni Unite a Ginevra, specializzata in Medio Oriente. Ha vissuto per 15 anni nel Golfo e dal 2011 al 2015 è stata producer per Talk to Al Jazeera, trasmissione di punta di Al Jazeera International in Qatar. Ha lasciato il canale satellitare, dando le dimissioni, quando il network ha cominciato a censurare il programma.

Parli di attenzione tardiva, ma è chiaro che con l’avvicinarsi del mondiale un numero sempre maggiore di riflettori si accenda sul paese ospitante.

Appunto, poi si spegneranno a fine campionato e non se ne parlerà più fino al prossimo evento. Esattamente quello che si augura la Fifa.

Quindi?

L’attenzione è comprensibile, ma ho sentito appelli al boicottaggio che sanno di ipocrisia. Ci sono due questioni in ballo da tempo e tuttora irrisolte. Innanzitutto la scandalosa assegnazione del mondiale che chiama in causa la Fifa e anche la Uefa durante la gestione Platini, sulla quale si è messo tutto o quasi a tacere. Vedremo se le ultime inchieste americane porteranno a qualcosa. E poi le contraddizioni di un Paese del Golfo come il Qatar, un regime illiberale, che utilizza un evento come il mondiale di calcio per promuovere un’immagine di sé molto diversa dalla realtà. Non sono differenti gli Emirati che hanno ospitato l’Expo, il Bahrein che ospita la F1, o l’Arabia Saudita che invita politici e artisti prezzolati per far parlare del proprio presunto rinascimento culturale. Dovremmo avere un comportamento coerente con i nostri valori nei confronti di questi Paesi, ma ci sono enormi interessi personali ed economici in gioco. E i grandi eventi, sportivi e non, con tutto il denaro che vi gira attorno, vengono usati da questi regimi per sdoganarsi.

Non è che non se ne sia parlato negli anni. Ci sono state inchieste del New York Times, di giornali tedeschi, della Cnn, di Politico e della BBC solo per citare i principali. Giusto sabato The Guardian ha ricordato i dieci anni di inchieste sulle condizioni dei lavoratori impegnati a costruire le infrastrutture per l’evento.

Infatti, mi riferivo all’Italia.

Forse diamo troppa importanza all’influenza delle opinioni pubbliche.

Un ruolo sopravvalutato, soprattutto quando ci sono di mezzo interessi geopolitici forti e denaro, molto denaro.

Fa specie che il presidente della Fifa, svizzero di origini italiane, sia diventato il principale alleato dell’Emirato.

Sì, fa molta specie. Soprattutto sapere che Infantino non è altro che il segno della continuità con la vecchia gestione Platini/Blatter, un unico filo conduttore che lega gli scandali della Uefa e la Fifa Al Qatar. Quando veniva regolarmente a Doha al seguito di Platini come suo segretario, non faceva segreto di volare sugli aerei privati dell’emiro. Ma il conflitto di interessi? Allora, tra i vari argomenti, si trattava per i qatarini di convincere la Uefa a sospendere i campionati nazionali per consentire il mondiale in inverno. Un’ipotesi che sembrava assurda. Eppure…

Però condividerai che vista con occhi occidentali è un’ospitalità ben strana quella del Qatar: vietati gli abbracci e le effusioni in pubblico, la squadra spagnola ha dovuto rinunciare al prosciutto e persino uno sponsor da 75 milioni di dollari come Budweiser si è vista negare la possibilità di vendere birra negli stadi.

Ma certo che è strana. Il Qatar è un Paese sospeso tra passato e presente, tra il desiderio di cambiare e la paura di stravolgere la propria cultura e le proprie tradizioni. Ma forse a Doha, una città-stato con una piccola popolazione locale, le contraddizioni sono ancora più stridenti. Ora fanno i conti con i riflettori che inevitabilmente mettono in luce anche gli aspetti peggiori del Paese.

Quanto non abbiamo capito noi del Qatar?

Penso che in Occidente non abbiamo capito niente delle vere intenzioni dei regimi del Golfo. Tieni presente che nel caso della guerra in Siria per esempio il Qatar finanzia fazioni in contrasto con quelle sostenute da Arabia ed Emirati Arabi. Allora cosa ci dice questo sulla dirigenza del paese? Sul desiderio di apertura, tolleranza, accoglienza? Il Mondiale è fumo negli occhi.

Quanto il Qatar e altre potenze del Golfo giocano sulle incomprensioni dell’Occidente?

Giocano su diversi aspetti tra cui la nostra debolezza economica, a cui oggi si aggiunge la crisi energetica. Pensiamo ai recenti incontri istituzionali per le forniture di gas dal Qatar, sanno che abbiamo bisogno di aiuto e che in cambio siamo disposti a chiudere un occhio sui diritti umani.

L’Arabia Saudita ha annunciato che chiederà di ospitare i mondiali 2030. Sembra chiaro che in gioco ci sia una rivalità e tensioni che vanno oltre lo sport.

I Paesi del Golfo sono molto divisi tra loro e nonostante la fine dell’embargo verso il Qatar, i rapporti con l’Arabia Saudita e gli Emirati sono tesi. Comunque anziché aspettare il 2030 per scandalizzarci, suggerisco di leggere l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita, una situazione che sta peggiorando sotto la leadership dell’attuale principe ereditario, Mohammed Bin Salman.  Anzi, forse è meglio recapitarne subito una copia a Infantino.

ilnapolista © riproduzione riservata