Furono quattro le sconfitte tra novembre e dicembre, con 8 punti in 8 partite. Il Napoli ha programmato il ritiro in Turchia, è stata una scelta di De Laurentiis e Spalletti
La sosta per i Mondiali. Il nuovo argomento di discussione. Come reagirà il Napoli a questo stop di un mese e mezzo per i Mondiali? Stop forzato ma programmato. Ne abbiamo scritto qui. Il nuovo mantra può trovare più spiegazioni. La principale, come detto, è che la narrazione dominante fatica ad accettare lo schiacciante dominio del Napoli. Fatica doppia visto che in estate – in buona compagnia degli A16 di casa nostra – era stato dipinto come un club alla deriva (non dimentichiamo che la Rai diede la notizia della avvenuta cessione della società da parte di De Laurentiis). Il tutto per la cessioni di calciatori ormai arrivati. È quantomeno scioccante passare in pochi mesi da una presunta società allo sbando a dover prendere atto che il Napoli oggi è considerato tra i club più cool d’Europa, con calciatori sorprendenti e un allenatore che non smette di studiare e a ogni partita partorisce varianti tattiche nuove. E, aggiungiamo, considerata dai bookmaker la principale outsider per la vittoria finale della Champions.
Per onestà intellettuale va anche ricordato che qualche precedente poco lusinghiero per il Napoli esiste. I due titoli di campione d’inverno che poi non sono approdati allo scudetto. Così come non è la prima volta che a un inizio scintillante delle squadre di Spalletti, facciano poi seguito tortuosi mesi invernali. È accaduto all’Inter del 2017-18. Ma anche al Napoli dello scorso anno. Non sono del tutto infondati i dubbi sulla tenuta mentale dell’ambiente Napoli in generale storicamente poco avvezzo ai successi nonché ad altissimo tasso di autolesionismo.
È proprio l’andamento del Napoli dello scorso anno che chiarisce perché è sbagliato considerare questa sosta un problema per la squadra. Squadra che anche ieri sera, contro l’Empoli, è parsa comprensibilmente stanca o comunque appannata. Il Napoli è partito a tutta e dall’inizio della stagione ha tenuto ritmi vertiginosamente alti. I numeri sono impressionanti. Venti partite fin qui giocate tra campionato e Champions League. Diciassette vittorie. Due pareggi. E una sola sconfitta, a Liverpool, peraltro ininfluente.
Quel che gli opinionisti fanno finta di non vedere è che il calendario era noto da tempo. Il Napoli ha lavorato in base al calendario. E aggiungiamo che la Serie A si ferma proprio alla vigilia di quello che lo scorso anno fu il peggior periodo della squadra di Spalletti. Che arrivò all’undicesima giornata – giocata il 31 ottobre a Salerno – con dieci vittorie e un pareggio. Furono proprio novembre e dicembre i mesi peggiori della squadra di Spalletti che nei due mesi giocò otto partite e totalizzò la miseria di otto punti. Due sole vittorie: contro la Lazio in casa, per 4-0, e a San Siro. Due pareggi, contro il Verona a Fuorigrotta e a Sassuolo in quel match che gli azzurri stavano conducendo per 2-0. E ben quattro sconfitte. Tre in casa, contro Atalanta, Spezia e Empoli; e una fuori casa a Milano con l’Inter. Una media quasi retrocessione.
I Mondiali elimineranno il problema. Si riprenderà direttamente a gennaio. Non solo. Il Napoli ha programmato il lavoro da fare in questo mese e mezzo. Ai calciatori che non andranno ai Mondiali – la stragrande maggioranza – saranno concesse due settimane di riposo. Dopodiché a fine novembre si andrà in Turchia, ad Antalya, a poche ore di volo. Dove la squadra si ritroverà e ricomincerà la preparazione. De Laurentiis ha evitato inutili e faticose tournée in Estremo Oriente o negli Stati Uniti, proprio per consentire a Spalletti di curare senza affanni il ritorno in campo. Come ricordato recentemente da un suo ex collaboratore, Antalya è un luogo noto al tecnico di Certaldo: vi portò lo Zenit San Pietroburgo ai tempi della sua esperienza in Russia.
Ovviamente, come si dice in questi casi, siamo sotto il cielo. Tutto può accadere. Il Napoli non ha vinto il campionato. Evidentemente, però, l’esperienza di quest’estate non ha insegnato granché. Anche a luglio e agosto leggevamo e ascoltavamo ovunque del Napoli privo della benché minima organizzazione, salvo poi scoprire che è stato l’unico a muoversi sul mercato con approfondita conoscenza e programmazione. Al contrario di altri che hanno puntato sull’acquisto dell’usato per nulla sicuro (Pogba, Di Maria, Dybala, Wijnaldum). Programmazione che è la stessa utilizzata per mettere a punto il piano di lavoro di questa stagione che rappresenta una novità assoluta per il nostro calcio.