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Djokovic: «Non voglio lasciare che i ventenni vincano i tornei, gioco per spaccarli in due»

A La Stampa: «La libertà di parola oggi è un’illusione. Se non fai parte di un certo modo di pensare, diventi subito il cattivo. Non va bene»

Djokovic: «Non voglio lasciare che i ventenni vincano i tornei, gioco per spaccarli in due»
Roma 12/05/2022 - Internazionali BNL d'Italia / foto Imago/Image Sport nella foto: Novak Djokovic ONLY ITALY

Su La Stampa una lunga intervista a Novak Djokovic. Il tennista è a Torino per le Atp Finals. Dopo tanti successi, gli viene chiesto, quali sono i sogni di Novak Djokovic come uomo, prima che come sportivo?

«Ho molti sogni e molto grandi. Il più grande di tutti è essere il miglior papà possibile per i miei due figli, Stefan e Tara. Per capire cosa significa essere genitore devi leggere, confrontarti, studiare, imparare. È come un lavoro, perché nessuno nasce genitore. Noi ci concentriamo spesso sulle cose da insegnare ai nostri figli, su come formare il loro carattere. Io credo però che la cosa fondamentale sia lavorare su se stessi, imparare a rimanere calmi quando ti criticano e ti attaccano, sfruttare l’esperienza, avere la consapevolezza che le esigenze più importanti sono quelle dei figli, non le tue. Sono cose a cui penso ogni giorno».

Le sue idee e i suoi atteggiamenti spesso le hanno attirato critiche molto dure.

«Sì, lo so che la gente a volte pensa che io sia finto, che faccio certe cose perché voglio essere amato. Non è così, io cerco solo di essere genuino. È una cosa che stiamo perdendo. Non è possibile piacere a tutti ma ormai il politicamente corretto ci costringe a rinunciare a esprimere con rispetto, senza odio, ma con libertà, le proprie idee.
La libertà di parola per me oggi è solo un’illusione».

Che cosa glielo fa pensare?

«Ne ho avuto un esempio straordinario quest’anno, con quello che mi è capitato attorno alla questione del vaccino. Io mi sono espresso per la libertà di poter disporre del proprio corpo, e subito sono stato tacciato di essere un no-vax, cosa che non sono. Se non fai parte di un certo modo di pensare, diventi subito il cattivo. Non va bene».

Djokovic dice di non essere interessato alla politica, ma alla salute sì.

«Tutto ciò che ha che fare con la salute, ad esempio. Ma mi interessa anche parlare di ciò che non va nel mondo del tennis. Uno sport che come popolarità e diffusione viene dopo solo al calcio e al basket della Nba, che è seguito e praticato ovunque, anche in Cina ci sono tantissimi campi, ma che dà di che vivere ad appena 500 persone: le sembra possibile? Anche qui c’entra la manipolazione dei media: si parla solo dei 2 o 3 milioni che guadagna chi vince uno Slam, e non delle migliaia di giocatori in tutto il mondo che non hanno la possibilità di farne un lavoro».

Lei è milanista: vede il bis dello scudetto?

«Difficile. Siamo a otto punti dal Napoli, che sta giocando benissimo. Però quest’anno vinceremo la Champions».

A Djokovic viene chiesto se può promettere di giocare ancora a lungo. Risponde:

«Non posso promettere, perché se io se prometto una cosa, poi per forza devo mantenerla, e in questo caso non posso promettere niente perché non è prevedibile come il mio corpo e la mia mente reagiranno in futuro. Però posso promettere che continuerò a giocare finché ce la farò, e ne avrò voglia».

Ci sono i giovani che premono…

«Ecco, questa è sicuramente una motivazione. Sono molto felice per Alcaraz e Rune, per i risultati che stanno ottenendo da ventenni, ed è sicuramente positivo per il tennis che ci siano nuovi volti alla ribalta. Ma dentro di me c’è sempre un guerriero che ha voglia di lottare. Non voglio lasciare che i giovani vincano i tornei. Li rispetto molto, ma sono fatto così: quando sono in campo li voglio spaccare in due».

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