Stasera a Varsavia il Real affronta gli ucraini in Champions, a pochi chilometri dai missili che cadono. Ennesima dimostrazione del pallone “alieno”

“Le bombe cadono sull’Ucraina dello Shakhtar Donetsk, ma il calcio non perdona”. Comincia così la pagina che El Paìs dedica all’ennesima occasione in cui il calcio dà dimostrazione, in sostanza, di fregarsene delle cose del mondo. Il calcio “alieno” che ha dato il meglio di sé nelle prime fasi della pandemia.
“Il mondo guarda i bombardamenti dall’altra parte del confine polacco, mentre il Real Madrid arriva a Varsavia, la nuova casa dello Shakhtar sofferente e nomade“, scrive il quotidiano spagnolo.
“Non è normale che il Madrid visiti Varsavia e, le due volte che l’ha fatto, sia in circostanze speciali. Sei anni fa, ha affrontato il Legia a porte chiuse a causa di incidenti causati dai tifosi di casa. Ora le circostanze sono ancora peggiori”.
Nel taglio basso della stessa pagina c’è un pezzo che racconta la vigilia funerea per i giocatori ucraini. Che ieri aveva descritto anche As:
“I volti stamattina a colazione erano molto seri, quasi da funerale”. I giocatori dello Shakhtar domani dovrebbero giocare a Varsavia contro il Real Madrid, in Champions League. Mentre i missili russi distruggono il centro di Kiev e Leopoli. A Leopoli lo Shakhtar gioca le partite casalinghe di campionato. Nella capitale ucraina risiede la maggior parte delle famiglie della rosa e dello staff tecnico.
“L’atmosfera è molto più seria del solito, vedremo come influirà sulla squadra”, dicono dal club. I giocatori non si staccano dai cellulari per restare aggiornati. La squadra è rimasta in Polonia al Regent Hotel da quando è tornata dalla Spagna, e i giocatori non hanno potuto vedere le loro famiglie e i loro amici.