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Dotto: José Mourinho è il Rodolfo Valentino delle panchine. Ovunque vada lascia eserciti adoranti

Sul CorSport. Oggi Mou torna a San Siro, che lo ha amato alla follia. Ma è Roma, città dello scetticismo, il suo capolavoro di pifferaio magico

Dotto: José Mourinho è il Rodolfo Valentino delle panchine. Ovunque vada lascia eserciti adoranti
Roma 31/10/2021 - campionato di calcio serie A / Roma-Milan / foto Image Sport nella foto: Jose' Mourinho

Inter-Roma è José Mourinho che torna a San Siro, nello stadio che un tempo, quando sedeva sulla panchina nerazzurra, era il suo. Uno stadio che lo ha amato moltissimo e che continua a farlo, per ciò che ha regalato Mourinho alla tifoseria, in termini di vittorie, trofei. Oggi il Corriere dello Sport dedica all’allenatore della Roma un pezzo a firma di Giancarlo Dotto.

Dotto racconta le emozioni che turbineranno nel cuore dell’allenatore. Sarà su “una graticola da fachiri”, scrive,

“proverà a farsi invisibile, o forse no, si lascerà trafiggere e poi smontare, pezzo a pezzo, dall’amore di tutti. Sentirti a casa tua, quando la tua casa da due anni è un’altra”.

E che casa, Roma: una città dove tutti lo adorano. Oggi Mourinho non sarà in panchina, perché squalificato.

“Oggi in tribuna a San Siro il re sarà nudo. Mou, uno dei sessantamila. E, per quanto si sforzerà di serrare la sua maschera da duro, fegato, cuore, testa e polmoni faranno a cazzotti tra di loro. E tutto sarà caos. Nel cranio speciale del nostro, nel frattempo imbiancato, le cose si affolleranno come in un alveare e non sarà facile. Alla fine, vorrà vincere perché questa è la sua natura, sapendo che in ogni caso la sconfitta non farà troppo male”.

Dotto dipinge Mourinho:

“L’ego di José è pari almeno a quello del suo amato connazionale Magellano”.

“José Mourinho è un rubacuori, il Rodolfo Valentino delle panchine. Ovunque è andato ha lasciato eserciti adoranti, languori e sospiri, di donne e uomini. Nella città dello scetticismo eterno, questa volta ha esagerato. Roma è il suo capolavoro di pifferaio magico. Vincere è l’ultima cosa che conta quando realizzi che vincere davvero è guardarsi intorno e specchiarsi in una comunità che inzuppa il biscotto alias cuore nella stessa religione. Nils Liedholm? Amato sì, ma non idolatrato. Fabio Capello? Rispettato, ma mai amato. I nemici di Mou, ferventi e numerosi quanto i suoi amici, l’avevano accostato, al suo arrivo a Roma, alla Gloria Swanson e ai suoi tramontanti viali. Hanno toppato di brutto. Ora possiamo dirlo”.

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