Non si è occupato solo di mercato: ha ristrutturato lo scouting, modellato il settore giovanile e rimesso le mani su tutti i campi di allenamento

La Gazzetta dello Sport elogia l’operato di Tiago Pinto alla Roma. Ha fatto crescere il club nonostante un avvio in salita e mille difficoltà. La rivoluzione giallorossa porta la sua firma.
Arrivato venti mesi fa, la sua avventura alla Roma iniziò da positivo al Covid, con la sconfitta nel derby e l’eliminazione dalla Coppa Italia ad opera dello Spezia, “con annessa figuraccia sui cambi”. Poi scoppiò il caso Dzeko, a cui fu tolta la fascia da capitano.
“Tutto questo, poi, dovendo occuparsi di un mercato invernale in cui la famiglia Friedkin – proprietaria da appena cinque mesi – cercava di orientarsi. Come dire, il benvenuto poteva essere migliore. Ma il giovane general manager del club, allora 36enne, non si è perso d’animo e ha cominciato un’avventura in cui tutto viene coniugato solo al futuro”.
Il suo incarico è diventato ancora più impegnativo con l’arrivo di Mourinho. Eppure Pinto è riuscito, in estate, a fare un mercato con solo 8,5 milioni, fatto di prestiti e svincolati.
“Ma Pinto non si è occupato solo del mercato. Infatti, ha ristrutturato lo scouting digitalizzandolo completamente, ha modellato il settore giovanile lavorando sui ragazzi in orbita prima squadra e ha ottenuto dalla proprietà la possibilità di rimettere le mani su tutti i campi di allenamento. Risultato: il numero degli infortuni era calato rispetto all’anno precedente di circa il 30% fino all’inizio di questa annata. Il piano di lavoro è comunque biennale e comprende anche una rivoluzione nell’area medica e fra gli analyst”.
“Quanto basta per pensare non solo che i primi venti mesi di Pinto siano stati di fuoco, ma che i successivi saranno altrettanto bollenti. E a Trigoria nessuno sarebbe sorpreso se il contratto triennale, venisse presto rinnovato”.