Si susseguono i paragoni, l’ultimo è firmato Beppe Savoldi: ricorda Cavani. Protagonista di un calcio istintivo, ha un tiro pieno e pesante
Non passa giorno che non ci sia una dichiarazione di un grande attaccante del passato su Kvaratskhelia: oggi è Beppe Savoldi – indimenticato puntero luminoso azzurro degli anni ‘70 – che lo paragona a Cavani. È questa la grandezza di questo ventunenne talento georgiano: nella sua ancora non compiuta indeterminatezza tattica genera paragoni anche profondamente dissimili perché il suo talento è grezzo ma finissimo e nessuno si sottrae ad un paragone; perché è forte in lui lo stigma della classe autentica.
Prendiamo la partita di Glasgow: Spalletti in conferenza stampa lo ha bacchettato perché un paio di volte Kvara ha preferito concludere a rete quando la soluzione migliore sarebbe stata quella di crossare e servire un suo compagno di squadra meglio piazzato… Ma il nostro quando vede spazio davanti a sé – oppure un pezzettino di porta; perché Kvara la porta la sente ndr. – non resiste al suo istinto selvaggio di occuparlo, come se da quella corsa a perdifiato dipendesse il destino del suo sistema solare personale, del suo spazio vitale.
Si ha l’impressione, poi, che oltre alla fascia ed alla ripartenza improvvisa con slalom speciale dei malcapitati esterni bassi avversari, Kvara, prediliga ricevere in attacco la palla dal Politano o Zielinski di turno sui 16-18 metri centrali per fiondare il suo tiro pieno, pesante e preciso alle spalle del prenditore di goal di turno.
All’Ibrox Stadium scozzese questa sua peculiarità ha generato il terzo rigore in serie che ha consentito il primo vantaggio azzurro con la sigla di Matteo Politano. Tra parentesi: ma visto che quest’anno abbiamo problemi a trovare un rigorista principe, perché non provare lo stesso Kvara per questo fondamentale da cui discendono effetti positivi per il risultato dei matches e per i risvolti psicologici di una gara? Si vocifera che anche nei penalties Kvara dica la sua…