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Il calcio italiano festeggia la donna-arbitro in Serie A come lo sbarco sulla Luna. Sembra il 1945

Ferrieri Caputi arbitrerà Sassuolo-Salernitana. Invece di vergognarci per aver scoperto la parità nel 2022, parte la grancassa medievale: “E’ una nuova era!”

Il calcio italiano festeggia la donna-arbitro in Serie A come lo sbarco sulla Luna. Sembra il 1945
Mg Genova 05/08/2022 - Coppa Italia / Sampdoria-Reggina / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Maria Sole Ferrieri Caputi

Di Maria Sole Ferrieri Caputi sapevamo già tutto: è femmina. Femmina e arbitro. O arbitra. O direttore di gara? Direttrice? Vabbè, insomma: una donna col fischietto in Serie A non s’era mai vista. E ora che il momento è giunto – la Gazzetta per non appesantire scrive “E venne il giorno” – ecco che ci tocca la susseguente processione retorica: “Una giornata storica”, “si apre una nuova era”. Sky ha messo la notizia nel rullo delle breaking news, le agenzie hanno lanciato i flash con tre crocette, a segnalare la portata dell’evento. Le dichiarazioni a margine, scongelate dagli uffici stampa, sono tutte uguali, sul tono saturo dello sbarco sulla luna.

L’uomo accetta una femmina – capelli lunghi, tette, utero: tutto il pacchetto – in campo a “dirigere”. Nel 2022. E invece di sotterrare l’accadimento sperando che nessuno si renda conto in tempo che le donne coabitano coi maschi da un bel pezzo, ci lavorano assieme persino, alcune addirittura in posizioni apicali, scatenano una grancassa celebrativa imbarazzante. Non fai in tempo a fare i titoloni sulla prima Presidentessa del Consiglio della storia repubblicana che il calcio tira fuori la fischietta in A. Sembra ieri che il Governo Bonomi decretava l’emancipazione (era il 1945).

Nessuno che accenni a una qualche continenza. Che si chieda: embé? Perché di arbitre non ce n’erano già una ventina? A che età geologica è rimasto il calcio se reagiamo così appena alla Maria Sole viene “affidata” nientemeno che Sassuolo-Salernitana?

Festeggiano, questi. Invece di acquattarsi dietro un cespuglio, camuffati da rampicante. La vergogna di arrivare alla “normalità”  con qualche decennio abbondante di ritardo sul resto della civiltà no, quella resta una speranza vana.

L’agiografia – con scheda di supporto a dimostrare che la suddetta arbitra è una che nella vita ha persino fatto le scuole buone – viene facile. Perché Ferrieri Caputi ha già collezionato un bel po’ di prime volte. Nell’ambito suo – tutti maschioni dal primo all’ultimo – si chiamano record. E d’altra parte non era difficile, essendo in pratica la prima anche l’unica a  concorrere a questi livelli di designazioni. La Gazzetta, distribuendo imbarazzo per 40 righe di pezzo, la chiama “la ragazza-arbitro”, “anche se poi Maria Sole preferisce – giustamente – essere chiamata solamente arbitro”. E tutti, da Collina a Rocchi a Trentalange – tutti! – ci tengono a sottolineare bene che la sua scelta “è figlia del merito”. Che non si parli di quote rosa, eh. Siamo avanti, noi: le femmine non le abbiamo mai promosse perché evidentemente sono tutte scadenti.

Il tema identitario, in un Paese che ad ogni tornata elettorale scopre che le file ai seggi sono divise per sesso e se ne indigna sui social, cala sul medievale calcio italiano con tutta la sua comicità. Anche la stampa ci mette il suo. La notizia è che Ferrieri Caputi è il primo arbitro donna nella storia della Serie A, ok. Ma il tripudio? Semmai, ci sarebbe da trarne un sermone sull’arretratezza del sistema. Lì fuori, nel mondo, sono già allo schwa. Hanno superato il codice binario uomo-donna mentre ancora il calcio cercava modi alternativi di usare la metafora delle “palle” disinnescandole in “attributi”.

Il passo successivo è scontato: se arbitrerà bene ci aspetta il surplus di contentezza sguaiata. “Decide, si fa rispettare. Sembra quasi un uomo”. Quasi, eh.

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