Il bel racconto di Nino Materi: il luogo comune sulle parate coi piedi per ruffianeria nei confronti di Agnelli, e ora le lacrime di coccodrillo del calcio

Il Giornale ospita un bell’articolo di Nino Materi su Garella e il mondo del calcio che lo aveva dimenticato. Materi ricorda l’intervista che Il Giornale gli fece (scrive “estorta”) per il suo 65esimo compleanno.
Racconta Materi che andarono a cercare di persona.
Quando sentì «Napoli» ebbe come un sobbalzo; alzò il testone, ornato dallo stesso taglio a caschetto dei tempi d’oro, regalandoci un sorriso inzuppato di malinconia. Come a dire: «Va bene, fammi pure qualche stupida domanda. Purché sia una cosa breve…». E invece finimmo col parlare per mezz’ora, tra tanti trionfali flashback (il mitico scudetto a Verona, gli eccezionali successi di Napoli, l’amicizia col giocatore più geniale del mondo) e altrettanti «momenti oscuri» seguiti all’addio al calcio.
Tantissime le frasi che ci tornano in mente, che nulla hanno a che fare con i luoghi comuni del «portiere che sapeva parare solo con i piedi»: caratteristica falsa, ma amplificata per ruffianeria nei riguardi di una battuta di Gianni Agnelli. La verità è che Garella è stato un portiere unico nel suo stile efficacemente «pragmatico», ma – soprattutto – è stato un galantuomo nello sport come nella vita. Non è un caso quindi che l’«ambiente del calcio» lo abbia emarginato. Versando, alla sua morte, lacrime di coccodrillo.