ilNapolista

«Per noi arbitri di tennis gli anni 70 con Connors, McEnroe e Nastase erano il selvaggio west»

Il Daily Mail ha intervistato il grande arbitro Graham Liddle che chiude 50 anni di carriera a Wimbledon tra due settimane

«Per noi arbitri di tennis gli anni 70 con Connors, McEnroe e Nastase erano il selvaggio west»

Quando Graham Liddle ha iniziato la sua carriera di arbitro di tennis a Wimbledon, Ted Heath era Primo Ministro e Ilie Nastase era il flagello degli arbitri di tutto il mondo. Era il 1972 e John McEnroe frequentava ancora il liceo di New York.

Liddle è un arbitro storico del tennis. Lo ha intervistato il Daily Mail perché concluderà 50 anni di carriera a Wimbledon tra due settimane.

Racconta che rispetto alle intemperanze dei giocatori di oggi “gli anni Settanta erano come il selvaggio West”: “Il problema era che all’epoca non esisteva un codice di condotta e le autorità non avevano il potere di reprimere quasi niente. Ora è molto meglio perché ci sono più regole nero su bianco. Non c’erano armi a tua disposizione negli anni ’70, se superavi indenne una partita ti sentivi sollevato”.

E dunque Nastase:

“Era probabilmente il più difficile. Nel 1976 stavo arbitrando il vecchio torneo John Player a Nottingham in semifinale, contro Stan Smith. Ogni volta che Stan era pronto a servire Ilie giocherellava deliberatamente. Gli ho detto ‘devi essere pronto a ricevere’ ma non avevamo il potere di infliggere punizioni. La folla era tutta pro Smith e contro Nastase e le sue buffonate. Ha fracassato la sua racchetta sull’erba, ora sarebbe considerata una grave offesa perché danneggia la superficie. All’epoca tutto ciò che potevi fare era cercare di restare calmo e fare appello alla sua natura migliore“.

Cinque anni dopo ha avuto modo di sperimentare McEnroe, nell’estate del suo famigerato sfogo (“Non puoi essere serio!”) a Wimbledon.

“Ho fatto una delle sue partite nel 1981 come ‘capitano di campo’. Ero sul lato del campo, ma in realtà non facevo parte della squadra di giudici di linea. Mi ha notato per qualche motivo e ha chiesto all’arbitro cosa stessi facendo lì. Sembrava non riuscisse a togliermi dalla testa e ha fatto più osservazioni sul fatto che fossi in campo. Alla fine mi è stato chiesto di andarmene, il che era fastidioso, ma non potevo fare molto”.

“Con altri, come Borg, Federer e Nadal, mai un problema, veri gentiluomini”.

“Anche Connors era un tipo difficile, ma la folla amava vederli e si divertiva quando esplodevano. Prima di quelle partite si sentiva un po’ più di tensione e adrenalina”.

“Ho avuto un incidente con Nick Kyrgios quando ha cercato di restituire una palla al raccattapalle, l’ha indirizzata male e mi ha colpito in fronte. Mi ha colto di sorpresa ma non l’ha fatto apposta. Si è scusato e mi ha chiesto se stavo bene”.

Il suo momento clou personale, racconta, è stato il pomeriggio del 2013 quando ha arbitrato Murray che vince a Wimbledon.

“Era una giornata calda e rovente e l’atmosfera era fantastica. Sempre preoccupato di commettere un errore, ovviamente speri che Andy vinca ma non saresti mai di parte. Andy era incredibilmente concentrato quel giorno. Alcuni giorni può essere un po’ distratto, ma quella volta era così concentrato. La folla era incredibile, era elettrizzante. Non ho mai pensato che avrebbe perso. Quel giorno me lo ricorderò per sempre”.

Come nel calcio, lo sviluppo della tecnologia ha portato con sé pressioni nuove. Ora un errore nel giudicare un segno millimetrico di pallina che atterra a velocità superiori a 150 chilometri orari, vengono immediatamente evidenziati sui grandi schermi. “La scorsa settimana al Queen’s ne ho sbagliati un paio, ma devi provare a resettare. Che ansia quando viene chiamato “l’occhio di falco” per una tua chiamata. Vieni valutato dai superiori per questi errori, ma solo se sono plateali”.

ilnapolista © riproduzione riservata