Marco Rossi: «È grave che l’Italia dal punto di vista degli stadi sia molto indietro anche all’Ungheria»

Il ct della Nazionale ungherese: «Dall'Italia nessuna offerta di lavoro, complimenti tantissimi. Non sono uno che sa coltivare le relazioni»

Marco Rossi Garcia Calzona

05/06/2022 - Uefa Nations League / Ungheria / foto Imago/Image Sport nella foto: Marco Rossi ONLY ITALY

Il Corriere della Sera intervista Marco Rossi commissario tecnico dell’Ungheria che in settimana ha battuto l’Inghilterra a Wembley 4-0 ed è in testa al girone di Nations League in cui si cono anche Germania e Italia.

Nel 2012 stava per andare a lavorare con suo fratello commercialista dopo tre anni senza panchina. In Ungheria ha vinto il campionato con la mitica Honved e ha riportato la Nazionale a buoni livelli. La morale qual è?

«Che la mia carriera, iniziata nel 2004 a Lumezzane e mai andata oltre la C, è stata a due velocità. In Italia con le marce ridotte. Poi c’è stata una sterzata, con più fortuna».

Troppo traffico in Italia o troppe corsie preferenziali?

«C’è molto traffico, ci sono tanti allenatori bravissimi e quelli che esordiscono in A, più o meno giovani, spesso dimostrano di meritarsela. Io anche quando ho fatto risultati importanti non ho saputo capitalizzarli: nel 2005 in una pagina della Gazzetta sugli emergenti c’era la mia foto grande e quelle di Sarri e Ballardini più in piccolo. Con loro ci hanno preso, con me un po’ meno».

Si dà delle responsabilità?

«Sono uno che dice ciò che pensa. Ma soprattutto non so coltivare le relazioni, così è difficile che qualcuno ti offra la possibilità di allenare».

Chiamate di lavoro dall’Italia ne ha ricevute?

«Zero. Tantissimi complimenti, ma nessuna chiamata da dirigenti o presidenti».

È normale?

«Credo di sì: non penso di essere un profilo appetibile per il calcio italiano. Lo dico con serenità e con la consapevolezza che per me è stato obbligatorio andare all’estero. Ma mi sono ritagliato uno spazio importante e dignitoso che mi soddisfa. Non ho acredine o un senso di rivalsa»

I giocatori ungheresi le chiedono informazioni sulla serie A o guardano altrove?

«Tutti ora vogliono andare in Inghilterra, per ragioni economiche ma anche per l’atmosfera che c’è negli stadi. Quel che è davvero grave, è il fatto che l’Italia è molto indietro nelle strutture anche rispetto all’Ungheria. Persino in B da noi quasi tutti gli impianti sono nuovi».

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