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Leclerc: «L’omosessualità è una cosa completamente normale, la F1 deve dare una mano a chi non ha voce»

A La Repubblica: «Scrivo appunti a penna così sono certo di ritrovarli. Mai avuto paura, anche se riguardando gli incidenti mi dico che sono stato fortunato».

Leclerc: «L’omosessualità è una cosa completamente normale, la F1 deve dare una mano a chi non ha voce»
Montecarlo (Principato di Monaco) 28/05/2022 - qualifiche F1 / foto Press Office Scuderia Ferrari/Image Sport nella foto: Charles Leclerc

Su La Repubblica un’intervista al pilota Ferrari Charles Leclerc. Sei pole in 8 gran premi ma 2 soli successi, ora è 3° dietro le Red Bull di Verstappen e Perez. Due ritiri nelle ultime 3 gare, a Barcellona e Baku per problemi di affidabilità. A Montecarlo è passato dal 1° posto al 4° per un pasticcio di strategie. A Maranello si lavora al suo motore. Ma la sua convinzione resta immutata.

«Io non mollerò mai, questa è sempre stata la mia mentalità. Voglio diventare campione del mondo, ci crederò finché non sarà matematicamente più possibile».

Dice di aver fiducia nella squadra e nella possibilità che si risolvano i problemi tecnici.

«Io so bene cosa vuol dire e cosa si sente quando si vince, è una delle poche cose che mi danno una felicità così grande. È questo che ogni mattina mi spinge ad allenarmi. Quest’anno avremmo dovuto avere più successi di quelli che abbiamo per i motivi che conosciamo, ma sono sicuro che è solo una questione di tempo per tornare dove vogliamo essere».

Durante le prove libere scrive a penna nei quaderni.

«Scrivo tutto: i miei feeling sulla macchina e le cose che voglio provare in pista. Mi vengono tante idee così me le appunto per non dimenticarle. E le scrivo a penna così sono certo di ritrovarle, prima usavo una app sul tablet che spesso mi cancellava tutto».

Ha doppiato un personaggio nel film della Disney Pixar, Lightyear – La vera storia di Buzz. Nel film c’è un bacio tra due donne che ha creato polemiche.

«Per me l’omosessualità è una cosa completamente normale, ho amici gay, non capisco come oggi ci siano persone che non comprendono che l’amore è per tutti. La F1 deve dare una mano a chi non ha una voce così potente per esprimere le difficoltà nella vita di tutti i giorni».

Tra i tanti appellativi che gli hanno dato dice di preferire quello che gli diede il padre da piccolo.

«Quello che mi piace di più è quello che mi diede mio padre, pins à roulettes quando ho iniziato a correre, avevo 4-5 anni, ero tutto piccolo e si vedeva solo il casco grande».

La creatività serve anche per fare il pilota?

«Servono velocità, precisione, concentrazione. E coraggio. Prendiamo Gedda: pista molto veloce, muri vicini. Lì senti il rischio che stai prendendo ma devi andare e non pensarci, questo è quello che mi piace di questo sport. So che è pericoloso, ma a me piace giocare con i limiti».

Non ha mai avuto paura?

«No, mai, anche se riguardando gli incidenti mi dico che sono stato fortunato».

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