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Se il capo famiglia (De Laurentiis) gioca a creare il caos, è difficile trovare l’equilibrio

Spalletti ha tante ragioni ma non può non sapere che il clima è stato favorito dal presidente, oltre che da un ambiente sempre più scollato dalla realtà

Se il capo famiglia (De Laurentiis) gioca a creare il caos, è difficile trovare l’equilibrio
Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis allo stadio san paolo

“Grande è la confusione sotto il cielo” diceva Mao Tse Tung e ci permettiamo di dissentire con la seconda parte della frase del Grande Timoniere che aggiungeva: “quindi la situazione è eccellente”. Perché eccellente non ci pare, anche se non obbligatoriamente tutto debba essere sotto controllo e ridotto a una pappa insapore.

A Napoli, però, si respira un clima poco gradevole al termine di un campionato abbondantemente positivo, col ritorno in Champions dopo due stagioni di mortificazioni. E ci pare che nessuno degli attori della vicenda stia agendo con equilibrio.

Non ha equilibrio De Laurentiis che con le sue dichiarazioni non è mai stato netto nei confronti di Spalletti. Il tecnico oggi è stato pressoché perfetto in conferenza stampa ma ha torto nella contesa con i giornalisti sul passaggio delle frasi presidenziali. Ha ragione Antonio Giordano, inviato del Corriere dello Sport, a ricordare l’abc della comunicazione: se vuoi trasmettere un messaggio (“Spalletti ha raggiunto l’obiettivo, è bravissimo, certo che proseguiamo con lui”), esprimi uno e un solo concetto. L’allenatore di Certaldo segue la politica, è cittadino a tutto tondo. Ricorderà le dimissioni del ministro dell’Interno Scajola per aver definito Marco Biagi (giuslavorista ucciso dalle Br) un rompicoglioni. Disse tante cose Scajola ma per quello fu costretto alle dimissioni. Spalletti è troppo intelligente per non saperlo. Come spesso gli accade, De Laurentiis non ha avuto una posizione netta. Si lascia sempre aperta una porta, ha un modo tutto suo di “proteggere” la casa.

De Laurentiis non ha avuto equilibrio nemmeno nella gestione del post-Empoli, con due tweet sul ritiro (uno falso che contraddiceva la volontà dell’allenatore) e la conversione sulle cene terapeutiche. De Laurentiis ci sguazza nel caos, è il suo modo di condurre la nave. Ma è un modo che finisce puntualmente con l’indebolire e penalizzare l’equipaggio. Il processo ormai lo conosciamo a memoria. Se è il capo famiglia a giocare a fare l’incendiario, poi, è arduo riuscire a spegnere le fiamme.

Non hanno equilibrio i tifosi, e per tifosi intendiamo non quelli organizzati. Il malumore nei confronti dell’allenatore è al di là del bene e del male. E a nostro avviso le frasi sibilline e mai chiare fino in fondo di De Laurentiis hanno favorito l’aumentare della tensione. Spalletti si meraviglia o finge di meravigliarsi del motivo delle continue domande sul suo futuro, l’origine è nell’ambiguità presidenziale.

Non hanno equilibrio i tifosi organizzati che, a quanto pare, non riescono a tenere completamente sotto controllo la produzione degli striscioni. Fino a prova contraria, uno striscione esposto all’esterno dello stadio con gli stessi caratteri di quelli degli ultras, è considerato roba loro. O lo si smentisce negli stessi modi, oppure vuol dire che la firma è la loro. Dal punto di vista della comunicazione, è così.

È questo clima che ha prodotto l’odierna conferenza di Spalletti. Conferenza che è partita in modo eccellente. Sublime la risposta del camper data a De Laurentiis sul vivere in albergo. Perfetta anche quella sullo striscione. Ha ragione Spalletti a ricordare che praticamente nessuno (o pochissimi), a inizio anno accreditavano il Napoli di un piazzamento Champions. Ha ragione a ricordare che è stato l’unico a credere nel Napoli, che è arrivato in un deserto di indifferenza. E fa bene a farlo a modo suo, da toscanaccio.  Spalletti non convince nessuno quando si snatura e fa il prete. Lui deve andare allo scontro frontale, è “animale” da corpo a corpo.

Eccede, e non lo diciamo per corporativismo, quando vuole sparare nel mucchio contro i giornalisti. Si finisce con l’alimentare ulteriore tensione e non ne caverà nulla di buono. Se proprio vuole, lo faccia caso specifico per caso specifico. Altrimenti finirà col perdersi. Sappiamo che lui è abituato a fronteggiare situazioni ben più complesse (Napoli al confronto di Roma ai tempi di Totti, è una passeggiata di salute) ma non si faccia trascinare in una rissa continua. La sensazione è che non sia facile per lui agire in un contesto in cui probabilmente si muove senza sentirsi protetto fino in fondo.

Il risultato è che sembra che si proceda per ordine sparso. Manca quel minimo senso di appartenenza che rende possibile il raggiungimento di obiettivi. Perché gli obiettivi si raggiungono grazie alla capacità di saper fronteggiare i momenti negativi. A Napoli, in queste condizioni, basta un nulla per creare un clima da tutti contro tutti. Basta persino il terzo posto e il rientro in Champions dopo due anni. Figuriamoci quando verranno momenti peggiori, il che è molto probabile.

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