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Quel che manca al Napoli è una struttura societaria con un management

POSTA NAPOLISTA – Il pubblico sarà sempre più disaffezionato se non si definisce una politica. Manca sempre l’ultimo step, l’ambiente si è stancato

Quel che manca al Napoli è una struttura societaria con un management
Db Torino 23/09/2018 - campionato di calcio serie A / Torino-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis-Edoardo De Laurentiis

Salve Napolista, sono un vostro lettore e mi complimento con voi per la qualità del vostro giornalismo, raffinato, diretto, capace di offrire sempre spunti di riflessione su Napoli e non. Da un po’ volevo scrivervi e dopo aver letto l’articolo del direttore Gallo sul tifo di Roma (e la quarantena) ho deciso di farlo.

Per quanto riguarda il tifo non credo che l’ambiente Napoli cerchi alibi, tutt’altro. I tifosi sono stanchi di una società che ogni anno ha l’ambizione di entrare solo nelle prime 4, che non è in grado di fare l’ultimo step per competere realmente per il campionato.

Lo avete sottolineato più volte quanto alla squadra manchino giocatori chiave sia in termini tecnici che di personalità ed è proprio qui che la società è risultata carente; non parlo in termini di soldi spesi perché basta pensare al Milan che con un progetto fondato su giovani validi ed alcuni giocatori più esperti è in vetta al peggior campionato di A mai visto. Politica che andava attuata alla fine del triennio di Sarri, perché nonostante non vi sia simpatico è sicuramente stato il Napoli più forte dell’era di ADL costruito sull’ottimo lavoro svolto da Benitez (lo vorrei come direttore sportivo o manager, ma anche Walter Sabatini grande scopritore di talenti ) che ci ha portato due trofei. Il tifoso c’era eccome allo stadio, anche quando con Rafa arrancavamo in campionato ed eravamo più una squadra di coppa. Con Sarri, non ve lo dico proprio, stadio ed entusiasmo alle stelle.

Anche con Ancelotti, che il presidente non ha mai assecondato realmente. Non mi venite a parlare del fatto che a Napoli devi essere simpatico alla tifoseria e inchinarti sotto la curva per poter fare il tuo lavoro. Avevamo un grande allenatore che durante il primo anno stava cercando di far evolvere i giocatori ma vista la loro resistenza aveva capito la necessità di rifondare la squadra e credo che con la sua grande esperienza avremmo potuto puntare su giocatori freschi e motivati, un po’ come accadde con Benitez. Al secondo anno la società, con l’ammutinamento,  si piegò ai suoi calciatori commettendo un grandissimo errore. Di Mr. Veleno non parlo proprio.

La gestione Spalletti è in linea con gli obiettivi societari ma è quantomeno doveroso sottolineare come la squadra sia venuta meno in momenti cruciali di quest’annata, perché se parli di scudetto, di provarci, significa che nello spogliatoio c’è voglia di lottare per l’obiettivo. E dal mio punto di vista Spalletti ha fatto bene a parlarne apertamente, basta con questa ipocrisia. È stato “tradito” dalla squadra non dai tifosi, presenti in massa con Fiorentina e Roma. La piazza vuole elevarsi, provare a vincere qualcosa di più delle coppe nazionali (sicuramente importanti) come l’anno dei 91 punti, perché potete dire ciò che volete ma quel Napoli aveva la consapevolezza di giocarsela con chiunque, aveva fame, era bello e “risultatista” (attributi che oggi mancano sigh).

Non mi pare che dopo questo Napoli, ce ne sia stato uno non bello ma “risultatista” come quello.

In conclusione, potrete dire ciò che volete ma non se non si crea una struttura societaria in grado di definire una politica, con un management (non il figlio che entra negli spogliatoi e prende a parole) e degli investimenti definiti, la disaffezione continuerà e anche la Champions non sarà accolta come deve. È questo che dovreste sottolineare; non sento mai voi giornalisti fare le domande giuste come “Presidente non crede che l’assenza di una struttura societaria influisca sulla crescita del Napoli e dei suoi risultati?”. Invece dobbiamo sorbirci le solite castronerie (come l’intervista a Dazn) del presidente che ci rinfresca che siamo in Europa da 13 anni e usciremo di nuovo ai gironi o agli ottavi. E l’anno prossimo di nuovo massimo quarti.

Belle prospettive.
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