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Io sto con Mertens, la sua è la percezione dell’uomo di campo

POSTA NAPOLISTA – Da atleta di uno sport di squadra ha la mentalità, l’esperienza giusta per accorgersi di “certe cose” che puoi sentire solo sul campo

Io sto con Mertens, la sua è la percezione dell’uomo di campo

Caro direttore, mi spiace ma questa volta ti devo andare contro. Io sto con Mertens. Il belga, tanto per cominciare, è uno dei pochissimi calciatori a non rilasciare interviste banali. Tu citavi il Milan: ecco, con i dovuti distinguo, Mertens quando parla con i giornalisti mi ricorda un po’ Gullit, per genuinità e per il suo essere poco convenzionale.

C’è poi un aspetto semantico da considerare: Mertens non ha detto chiaramente che il Napoli è più forte delle milanesi. Ha detto che non sono più forti di noi. La differenza è sottile: con quelle parole intendeva che Milan e Inter sono al nostro stesso livello. E questa è la percezione dell’uomo di campo. Vedi, ognuno deve fare il proprio mestiere: io faccio l’editore, voi i giornalisti. Mertens si guadagna da vivere giocando a pallone: fa sport, e da atleta di uno sport di squadra ha la mentalità, l’esperienza giusta per accorgersi di “certe cose” che puoi sentire solo quando ti confronti sul campo con i tuoi avversari. Sul campo ti rendi conto davvero se l’avversario è più forte di te. Evidentemente lui sente che eravamo al loro stesso livello, e che con un “quid” in più avremmo potuto giocarcela meglio. Cosa sia questo quid lo può sapere solo Mertens, o quelli che si allenano con lui tutti i giorni.

Se ci pensi è sempre stato così. Dopo quasi mezzo secolo raccontiamo ancora la fortissima Olanda di Cruijff, o la Grande Ungheria. Mondiali vinti, zero. Eppure la Germania del 1974 (forse) e l’Argentina del 1978 (sicuramente) non erano più forti degli Oranje. L’Italia del 1990 non era più forte dell’Argentina? Però loro avevano Diego, noi Zenga e Ferri che fecero l’unico errore in un mondiale perfetto fino a quel momento. Il calcio è uno sport infame, episodico. Io penso che l’anno del nostro secondo scudetto fossimo di pari forza rispetto al Milan di Sacchi e degli olandesi. Così come nel 1988, quando a trionfare furono però i rossoneri.

Mertens ha voluto esprimere la sua opinione da uomo che qualche partita in carriera l’ha fatta, e ritengo possieda autorevolezza a sufficienza per parlare di pallone. Della percezione della forza delle squadre con cui si deve confrontare.

Ti lascio con una frase molto bella che pronunciò un calciatore tedesco in Captain Tsubasa (sì, Holly & Benji): «Nel calcio non vince sempre il più forte. Nel calcio, chi vince diventa il più forte.»

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