Corvino: «La crisi del calcio è colpa dei presidenti. Vogliono fare tutto loro e mettono da parte i dirigenti»
Il direttore tecnico del Lecce neopromosso in A: «Nel calcio contano le idee, creano fantasia. Adesso abbiamo una struttura solida e un vivaio di valore»

Il Lecce è stato promosso in Serie A. Il Corriere dello Sport intervista Pantaleo Corvino, responsabile dell’area tecnica del club.
«Ogni giorno che arriva in terra apro la sede della società e la sera la chiudo. Se vado in tribuna mi circondano e non stacco mai. Guardare le gare da solo è un trucco per sopravvivere».
Racconta il sistema-Lecce.
«Le idee creano fantasia. Io ho fatto quello che mi era già riuscito più di vent’anni fa. Abbiamo fatto, perché con il direttore sportivo Stefano Trinchera formiamo un bel tandem. Comunque: ristrutturazione del settore giovanile e consolidamento della prima squadra. Lavoro sulle strutture e sugli impianti. Con soldi scarsi e molto impegno, soprattutto sui mercati esteri poco frequentati. Basta conoscerli. In Italia abbiamo preso i tre attaccanti, Coda che ha vinto due volte il titolo di capocannoniere, Strefezza e Di Mariano. Costo complessivo 550.000 euro, il cartellino di Strefezza».
Ora occorrerà capire come muoversi in Serie A.
«Ne uscirò con la fantasia figlia delle idee, appunto. Ci sono due modi per vincere: indebitarsi oppure mantenere stabile l’equilibrio del club. La seconda via presenta rischi maggiori, ma ti consente di durare».
Dà il suo parere sul momento del calcio italiano:
«Sento dire che è colpa degli stranieri. Balle. La responsabilità è dei presidenti che vogliono fare tutto loro confidando nei procuratori. I dirigenti vengono messi da parte. Così è stata ridotta ai minimi termini una scuola di management che contava maestri come Mimmo Cataldo. E teneva, tiene in piedi la baracca».