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Stracciate i calendari, non servono a nulla: lo scudetto si deciderà partita dopo partita

Una squadra in grado di ammazzare il campionato non c’era e non c’è. Ogni giornata può succedere di tutto. Come dimostra Milan-Bologna

Stracciate i calendari, non servono a nulla: lo scudetto si deciderà partita dopo partita
Mg Milano 04/04/2022 - campionato di calcio serie A / Milan-Bologna / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Olivier Giroud

Per arrivare all’obiettivo «dobbiamo pensare partita dopo partita». È un mantra, ripetuto in maniera compulsiva dagli allenatori e dai calciatori di qualunque squadra e di qualunque campionato in qualunque intervista di qualunque momento della stagione. Tanto che è piuttosto pacifico che si tratti semplicemente di un modo per difendersi dalle pressioni esterne, dalle paure, dall’ansia di raggiungere un risultato. In realtà viene da pensare che sia i professionisti direttamente coinvolti che chi cura l’informazione poi facciano l’esatto contrario. Quando manca poco alla fine della stagione stanno tutti lì a fare calcoli su calcoli, alcuni improbabili, per immaginare quando e dove la squadra avversaria può perder terreno e per individuare – magari – un momento decisivo, un attimo per fare la storia. E così si diffondono quelle grafiche viste e riviste, la casetta quando la squadra gioca in casa, l’aereo quando va in trasferta, e si mettono a paragone i calendari. Chi ha le partite più facili? Chi, invece, quelle più difficili? Ok, bello, divertente: ma è davvero utile? Serve davvero a qualcosa?

È la storia (almeno quella più recente) a suggerire il contrario. E a dimostrare che questa ossessione per i calendari, tutto sommato, non ha senso di esistere. Neanche sotto una lente di ingrandimento particolarmente dettagliata. Chi avrebbe scommesso un euro sul fatto che il Napoli, sul finire della scorsa stagione, avrebbe toppato l’oramai famosissima partita col Verona, quella decisiva per l’accesso alla Champions? La squadra di Juric aveva giocato un girone di ritorno indignitoso, visto che le era bastato quello d’andata per la sua salvezza tranquilla e che non poteva – per citare un film iconico di Aldo, Giovanni e Giacomo – «né scendere né salire». Di contro, la squadra di Gattuso, che pure aveva dei limiti palesi ed endemici, veniva da una striscia di risultati positivi assai importante, trainata dal rientro di Osimhen che aveva dato un assaggio di quanto ha poi confermato in questa stagione. Eppure, quello che è successo se lo ricordano tutti.  Nella scorsa stagione poi c’era un elemento tutt’altro che secondario (un elemento a favore dei sostenitori delle teorie dei calendari) in più, che oggi non c’è: l’Inter – quantomeno da gennaio in poi – era un tritacarne. Non perdeva mai, specie con le piccole. Quest’anno, probabilmente anche a causa di un livellamento verso il basso, di una squadra in grado di uccidere il campionato non s’è mai vista traccia. L’abbiamo scritto sin dall’inizio: in questa Serie A non ci sono corazzate. Ed è forse per questo che ogni potenziale tentativo di fuga è andato a sbattere con l’incapacità di tutte le big del campionato di non fare passi falsi contro le piccole. E quindi se fare calcoli non aveva senso l’anno scorso, ne ha ancora meno quest’anno.

Quanto (poco) conti il calendario l’abbiamo visto proprio qualche ora fa: l’Inter, che aveva fatto sette punti in sette partite, andava a giocare a Torino e sfidava la Juventus che non perdeva da sedici partite di campionato. I bianconeri potevano proiettarsi, con una vittoria, a una ancor più clamorosa rimonta; il Napoli andava a Bergamo, in uno stadio che quest’anno è stato terra di conquista ma che negli ultimi anni è stato assai povero di soddisfazioni per tutti, in particolare per i partenopei; il Milan, insomma, aveva già fatto la bocca per l’allungo, come quando dopo il caffè stai per accendere la sigaretta. D’altronde riceveva il modesto Bologna, che un po’ come il Verona dell’anno scorso non può «né scendere né salire» e non gioca a pallone da mesi. Il risultato? Il Napoli ha vinto (con autorità) a Bergamo, l’Inter (non si sa come ma) ha vinto a Torino, il Milan non è andato oltre lo 0-0. I rossoneri potevano allungare, alla fine hanno accorciato le altre.

Non è la prima volta che succede quest’anno: i rossoneri topparono clamorosamente la partita in casa con lo Spezia – al di là delle discusse decisioni arbitrali di Massa – proprio mentre i nerazzurri, in quel periodo ancora in uno stato di forma importante, perdevano punti a Bergamo. Quella volta ne giovò il Napoli, che vinse a Bologna. È lo stesso Napoli che però qualche settimana prima non era riuscito ad approfittare del mezzo passo falso del Milan in casa dell’Udinese e che anzi, fu addirittura in grado di perderlo un punto, con la disfatta casalinga con l’Empoli, che fece bottino pieno al Maradona. E ancora, alla ventiseiesima giornata, col Milan che pareggiava a Salerno. Se la risero proprio tutti, ma il Napoli poi impattò sul Cagliari (che è riuscito a prendere cinque gol anche dall’Udinese) e l’Inter addirittura perse in casa col Sassuolo: un vero e proprio bagno di sangue.

Insomma, forse è il caso di prendere questi calendari e farne carta straccia. Fare previsioni, quest’anno, non serve a niente. Ogni volta che si fanno vengono puntualmente smentite. Tanto vale ragionare «partita dopo partita». Davvero però. Non solo per difendersi dalla pressione.

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