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Non ci sono corazzate in Serie A, questo fa sognare i tifosi del Napoli

Cosa è cambiato rispetto alle altre stagioni in cui il Napoli ha lottato per il vertice. È la regolarità la chiave per puntare al grande obiettivo

Non ci sono corazzate in Serie A, questo fa sognare i tifosi del Napoli

È forse addirittura dai tempi di Mazzarri che in città e non solo s’attende che il Napoli sia pronto a vincere qualcosa di più importante della Coppa Italia. Sono passati dieci anni. E anche se a volte è sembrato che gli azzurri stessero sempre lì, fermi sulla stessa mattonella del gioco dell’oca, la realtà dice di un’evoluzione progressiva, che ha avuto i suoi punti d’apice e che ha avuto, come è normale che sia, qualche passaggio a vuoto. La fortuna (o forse sarebbe più corretto parlare di bravura) è che si è riusciti ad attutire sempre al meglio le pur poche scelte sbagliate.

E così Benitez fu la chiave di volta per l’internazionalizzazione della squadra e del brand, Sarri la scommessa che per poco non portò quel gruppo, costruito da Rafa, sul tetto d’Italia, Ancelotti l’ambizione di rilanciare in un momento in cui, dopo l’albergo di Firenze, tutta Italia profetizzava la fine dell’anomalia. Il resto è storia recente: l’ammutinamento, il passaggio di Gattuso, un campionato – l’ultimo – in cui fu soprattutto l’ultima giornata a decidere fra un secondo e un quinto posto, con tutto quello che ne consegue.

Quasi sempre, in questi anni, a ogni scossone è sopravvissuta una certezza: il Napoli è forte. Infondo, lo pensano tutti: tifosi, addetti ai lavori, giornalisti, tecnici. Forse, paradossalmente, a saperlo di meno sono stati i calciatori di questa squadra, che troppe volte hanno avuto quasi paura di fare il passo più lungo della gamba.

Ed ancora più recentemente è andata via via consolidandosi (soprattutto a Napoli) l’idea (ad oggi non troppo dimostrata dai fatti) che questa a disposizione di Gattuso l’anno scorso e a disposizione di Spalletti quest’anno (con qualche variazione) sia la rosa più forte dell’era De Laurentiis.

Se è così, allora saranno i fatti a dimostrarlo. Nessuno, ad oggi, può dirlo. Perché rischierebbe di commettere lo stesso errore che troppe volte è stato commesso lungo tutto questo percorso.

C’è una cosa che si può dire, però, e con una certa sicurezza: Spalletti è di fronte ad una grande novità. La grande novità è che non c’è (non c’era ai nastri di partenza, non c’è a maggior ragione dopo otto giornate) una squadra nettamente più forte del Napoli. Non c’è sulla carta e pare non ci sia neanche sul campo.

Il Napoli dei novantuno punti (molto forte anche nei singoli) non ha vinto lo scudetto anche e soprattutto per il fatto di dover competere con una squadra sulla carta più forte, che ne ha fatti novantacinque. E che segnò addirittura più goal dei partenopei del calcio champagne. Il Napoli immediatamente successivo (quello di Ancelotti) si ritrovò secondo senza possibilità di rimonta nonostante un girone d’andata molto molto buono perché a quello squadrone, che aveva monopolizzato i sette o otto campionati precedenti, venne aggiunto Cristiano Ronaldo. Perfino l’anno scorso – quando il sogno di competere per le prime posizioni non ritardò troppo ad assopirsi – la superiorità dell’Inter era così pacifica (in panchina, con Conte, e in campo, con Lukaku, Lautaro, Eriksen, Hakimi & company) che in verità nessuno ha pensato che potesse perdere lo scudetto, nemmeno nel momento di exploit del Milan di Ibrahimovic.

La novità, oggi, sta tutta qui. E tanto vale ripeterla.

Né sulla carta, né sul campo, s’intravedono squadre nettamente superiori al Napoli.

Perché è migliorato il Napoli – certo – aggiungendo alla squadra già competitiva dello scorso anno un centrocampista sorprendentemente bravo, Anguissa, e soprattutto un allenatore di grandissimo livello e con tantissima esperienza (Spalletti è l’allenatore con più panchine all’attivo nell’attuale Serie A). Ma anche perché all’orizzonte non ci sono le corazzate con cui la banda De Laurentiis ha dovuto combattere, partendo da una situazione di svantaggio, negli anni passati. La Juventus ha di nuovo un allenatore abituato a vincere – vero – ma nonostante il monte ingaggi più alto del campionato questo allenatore non sembra avere a disposizione una rosa pronta a vincere. Specie con Kean arrivato all’ultimo giorno di mercato a sostituire (almeno numericamente) un certo Ronaldo. L’Inter ha equilibri tutt’altro che definiti, visto che ha ricominciato senza i protagonisti della cavalcata trionfale dello scorso anno, da Conte a Lukaku, da Hakimi ad Eriksen.

Ed in questo vuoto di potere stanno venendo fuori, per il momento, Napoli e Milan.

Ma il Milan, sulla carta, non è superiore al Napoli.

Per la prima volta, forse, la battaglia non è impari.

Questa è la novità: al Napoli, per fare finalmente l’ultimo step, non servirebbe un’impresa. Ma una straordinaria regolarità.

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