Morata: «Quando smetti di giocare, le foto con le coppe contano più di qualsiasi altra cosa»

Intervista a Dazn. L'attaccante spagnolo dice che Tevez l'ha reso un calciatore. E che col Var la Juve avrebbe vinto la finale di Champions col Barcellona

marelli

Db Verona 30/10/2021 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Alvaro Morata

L’attaccante della Juventus Alvaro Morata ha rilasciato una lunga intervista a Dazn.

Qui alcune delle sue parole.

«I rimpianti non servono a niente, è stata una stagione complicata perché abbiamo vissuto due-tre mini stagioni in una sola. Lamentarsi non serve a niente. L’importante è quello che stiamo facendo e quello che faremo in futuro. Dobbiamo giocare una finale di Coppa Italia. Quando smetti di giocare e vai nella stanzetta con i ricordi le foto con le coppe contano più di qualsiasi altra cosa. Abbiamo la possibilità di vincerla, una coppa. Alla fine si dà troppo per scontata la vittoria di una Coppa Italia o di una Supercoppa, ma è difficile. Ci sono tanti campioni non hanno mai vinto»

Il rapporto con Tevez, che pochi giorni fa ha visitato alcuni dei suoi ex compagni alla Continassa.

«Ho ringraziato Carlos. Mi ha reso un calciatore, sono arrivato qui a 21 anni con poca esperienza. All’inizio qualche volta mi guardava male, mi ha detto pure delle cose (poco carine, ndr) quando non gli passavo la palla. Per me è Tevez uno dei giocatori più forti di sempre, ha tecnica e qualità, può buttare giù i muri o costruirne. Per me ci saranno pochi giocatori così nella storia: Carlos poteva vincere una partita da solo, mettersi la squadra sulle spalle. Mi ha detto che non si aspettava che avessi il fisico per giocare a sinistra»

La finale col Barcellona, Champions League 2014/2015.

«Ora che ci penso un rimpianto ce l’ho: se ci fosse stato il VAR forse avremmo vinto la Champions. C’era un rigorino. Sarebbe stato incredibile, ma è così»

Morata è appassionato di tennis.

«Sì, ma sarà un anno e mezzo che non gioco. L’anno scorso ho giocato con Arthur, è andato via dopo il primo set. È arrivato tutto vestito per giocare a tennis, con otto racchette: sembrava uno sponsorizzato dai grandi brand. Io ero col costume e una racchetta in mano… Ora dice che dobbiamo ancora giocare, che la partita non è finita, ma non so cosa ci sia da giocare dopo un 6-1. Poi c’è Rugani, ma c’è anche Fagioli che mi scrive ogni giorno. Abbiamo poco tempo per poter giocare, d’estate dirò dove vado in vacanza: chi vuole sfidarmi mi trova lì. Non ho mai giocato con Nadal ma ho avuto la fortuna di conoscerlo. Llorente mi ha portato a cena con lui, è un fenomeno.

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