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Magic Johnson: «I social possono essere molto pericolosi. È una fortuna che ai miei tempi non c’erano»

Al Venerdì di Repubblica: «Possono rovinare la vita di qualcuno in pochi secondi. Larry Bird? Se non mi sono mai riposato e ho spinto sempre al massino è tutto merito suo».

Magic Johnson: «I social possono essere molto pericolosi. È una fortuna che ai miei tempi non c’erano»

Il Venerdì di Repubblica intervista Magic Johnson. Il 7 novembre 1991 annunciò, in conferenza stampa, l’abbandono del basket per la sua sieropositività. Poi tornò a giocare, vincendo l’oro alle Olimpiadi del 1992 con il Dream Team Usa. Oggi è imprenditore, filantropo e ambasciatore a sostegno di Roberto Croci della lotta contro l’Aids. Racconta come è cambiata la sua vita dopo la scoperta di essere sieropositivo.

«Non ho mai accettato la sconfitta, perdere non fa per me. Voglio sempre vincere. Ho seguito le istruzioni dei medici, preso le medicine che mi hanno prescritto e ho pregato per mantenere una mentalità costruttiva che escludesse del tutto la negatività. Dopo la diagnosi ho perso l’aspetto atletico competitivo della mia vita, ma questo non mi ha impedito di continuare a coltivare le mie passioni e a scoprire nuove avventure. Ma se sono ancora qui lo devo solo a mia moglie Cookie, ai miei genitori, ai miei fratelli e sorelle, e ai miei figli. Sono ancora vivo dopo 31 anni e se ci penso è una cosa incredibile».

Sente di essere un esempio per gli altri atleti, per la vita da imprenditore che ha scelto dopo il basket.

«Per me era ed è importante mostrare al mondo che la carriera di un atleta non finisce quando smette di giocare. In più volevo essere da esempio nella comunità nera. Ho aiutato molti amici a iniziare i rispettivi business, Shaquille O’Neal, Dwyane Wade, Kobe Bryant, Grant Hill: sono venuti tutti da papa Magic a chiedere info».

Uno dei suoi più acerrimi rivali, in campo, era Larry Bird. I rapporti tra i due, oggi, sono ottimi.

«Siamo amici. L’ho sentito proprio ieri su Zoom, ci siamo fatti quattro chiacchiere e un sacco di risate. Con lui mi diverto sempre. Sono molto contento che Dio abbia messo Larry Bird sul mio percorso, perché grazie a lui sono diventato un giocatore migliore, e anche un uomo più solido, di sani principi. E credo che per lui sia lo stesso. Se non mi sono mai riposato, se ho spinto al massino i miei limiti, è stato tutto merito suo, per non dargli la soddisfazione
di sfottermi dopo una vittoria. Insieme abbiamo cambiato la faccia dell’Nba».

Esprime il suo parere sui social network.

«Li uso, ma non mi consumano l’esistenza. Non so come sarebbe stata la mia carriera se fossero esistiti ai miei tempi. Coi telefonini puoi rovinare la vita di qualcuno in pochi secondi, mettere tutti sotto costante scrutinio. Anche se rendono la vita più facile, vivere solo per quello può diventare pericoloso».

 

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