Pechino-Express rilancia Schwazer: «Mi piacerebbe fare tv ma sono scettico per la erre moscia»
A Libero: «La vittoria può diventare una droga. La prima squalifica fu una liberazione, la seconda vollero colpire Sandro Donati. Oggi alleno podisti amatoriali e sono felice così»

Libero intervista Alex Schwazer ex marciatore oggi protagonista della trasmissione tv Pechino-Express
«Ho scelto di fare Pechino Express perché mi piaceva l’idea di viaggiare alla vecchia maniera», assicura.
Onestamente? Non le credo.
«Invece è così. Il mio riscatto l’ho già avuto anni fa quando, nonostante la causa ancora in corso, mi sono sposato e poi sono diventato padre. È lì che mi sono rifatto: il riscatto va cercato nella propria vita personale. Il mio è la famiglia».
Ricorda com’è nato il suo rapporto col doping.
«Tutto è nato dall’Olimpiade di Pechino 2008: dopo la vittoria mi sono sentito arrivato. L’Olimpiade è infatti il sogno di qualsiasi atleta e io non solo ci arrivai giovanissimo ma vinsi anche. Così persi lo stimolo: sono andato avanti con sempre meno passione, a forza, cadendo in depressione. Ho provato quindi a cambiare allenatore, poi città, ma niente. Così mi sono giocato l’ultima carta: il doping. È stato un periodo durissimo anche perché mentivo a tutti: mi vergognavo per quello che stavo facendo».
L’agonismo può dare dipendenza?
«Sì. La vittoria può diventare la tua droga soprattutto se sei un atleta di alto livello. In quel caso lo sport non si esaurisce con gli allenamenti ma assorbe tutta la tua vita: per esempio devi mangiare in un certo modo, non puoi andare in discoteca tutte le sere… Da atleta, io non conoscevo altro che l’atletica. Solo quando sono stato squalificato ho potuto fare altro e, a quel punto, riscoprire la mia passione per lo sport».
La seconda accusa di doping, nel 2016.
«Credo abbiano colpito me per colpire il mio allenatore (Sandro Donati, ndr) che, in quegli anni, aveva denunciato molte persone. Almeno, io me la spiego così. (…) Oggi alleno podisti amatoriali, che sono spinti dalla vera passione, e sono felice così».
«Un futuro televisivo per me? Sarebbe bello ma sono un po’ scettico per via della mia “erre” moscia…».