La Süddeutsche sta con Gravina: «Creò il miracolo Castel di Sangro, anche se fa accordi border line»

Al presidente Figc un insolito assist dalla Germania: «Italia, fidati di lui». Poi il quotidiano prende in giro gli italiani per la figuraccia

Gravina

Db Milano 02/12/2019 - Gran Gala' del Calcio Aic 2019 / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

“In Italia c’è un detto per le situazioni difficili della vita, si applica alle porcellane rotte, ai treni in ritardo e ai cuori infranti: Che peccato!”. La Süddeutsche Zeitung dedica un “che peccato” all’Italia fuori dai Mondiali. Con un pezzo un po’ ironico ma davvero dolente. Un punto di vista inedito, per noi italiani che in questi giorni soffriamo per il secondo Mondiale di fila a vedere gli altri in tv: anche al Mondiale, agli altri, mancherà l’Italia. E’ un piccolo lutto vicendevole, insomma.

“Tutti gli appassionati di calcio possono ora urlare forte, compresi quelli che vivono a nord delle Alpi o in altre regioni del mondo: Che peccato! – scrive Thomas Hürner – dobbiamo digerire un Mondiale senza l’Italia?”. Ora tutti devono brontolare tre sé e sé gli insulti sui pizzaioli che tengono in serbo dai Mondiali del 2006″.

In Italia adesso siamo “al canto del cigno: è finita. Il calcio è un vecchio secchio arrugginito, in ritardo per essere affondato in fondo al mare”. “Quel disfattismo si è fatto sentire nel 2017, quando l’Italia ha saltato il Mondiale, ed è stato spazzato via da ondate di euforia quando gli Azzurri, contro ogni pronostico, sono diventati campioni d’Europa solo otto mesi fa. Il calcio è uno sport irrazionale, i sentimenti si condensano in un breve momento e aiutano così a scrivere le storie più folli. E chi padroneggia questa disciplina meglio degli italiani?”

“Non c’è dubbio, tutto questo mancherà ai Mondiali”.

Il pezzo di chiude con un appuntamento al prossimo Mondiale, un ottimismo dettato anche dalla permanenza in carica di Mancini e Gravina, quest’ultimo dipinto come uno che “ha iniziato la sua carriera negli anni ’90 come presidente del Castel di Sangro” e che in pratica non ha mai fallito, “a volte anche con accordi un po’ borderline che hanno reso possibile la sua scalata personale”.

“Ci vediamo tra quattro anni, cari italiani. Che peccato”.

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