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Fonseca «Putin sta diventando troppo forte. Chi lo supporta avrebbe bisogno di un aiuto psicologico»

Alla Gazzetta: «Se vincerà questa guerra sarà un guaio per tutto il mondo. Lasciare Kiev è stato un incubo, un viaggio di 30 ore senza fermarsi mai»

Fonseca «Putin sta diventando troppo forte. Chi lo supporta avrebbe bisogno di un aiuto psicologico»

La Gazzetta dello Sport intervista Paulo Fonseca. Si è trovato bloccato in Ucraina quando la Russia ha iniziato l’attacco, ha vissuto ore terribili. Oggi è in salvo, in Portogallo.

«Non sono un politico, ma ad esempio sono favorevole alla “no fly zone”. È vero che hanno l’atomica, ma stiamo lasciando diventare Putin troppo forte, perché lui sente la paura della comunità internazionale. Eppure, se non si ferma adesso, sarà più difficile farlo dopo. Il peggio deve ancora arrivare. Anche le centrali nucleari sono un problema. Con questo uomo non sappiamo mai quello che può succedere. È lui il colpevole principale. Chi lo supporta avrebbe bisogno di un aiuto psicologico».

Non si fermerà all’Ucraina.

«Se Putin vincerà questa guerra, sarà un guaio per tutto il mondo».

Racconta la fuga da Kiev:

«Un incubo. Era il 24 febbraio e dovevo partire alle 10 per il Portogallo con la famiglia, quando alle 4.30 abbiamo sentito cadere le prime bombe. Ci siamo spaventati. Il mio amico Srna (dirigente dello Shakhtar) mi ha invitato ad andare all’hotel Opera, dove c’era la squadra. Ci siamo rifugiati in un bunker. C’era De Zerbi, c’erano i brasiliani con le famiglie. I bambini dormivano per terra nei sacchi a pelo. Avevamo paura. Poi la mia ambasciata ha organizzato un minivan e in tre famiglie siamo partiti verso la Moldova. È stato un viaggio terribile. Trenta ore senza fermarsi mai, incolonnati a volte a 5 km/h, con gli aerei che ci passavano sulla testa, i posti di blocco, mentre la gente intorno non trovava né carburante né cibo. Solo quando sono arrivato al confine con la Romania ho cominciato a rilassarmi, ma si fa per dire. Mia moglie piange in continuazione, perché abbiamo amici e parenti in tutta l’Ucraina. Ora, tramite la mia federazione, sono diventato ambasciatore per la pace e ci adoperiamo per trovare alloggio, lavoro e scuola ai profughi. Una piccola parte, naturalmente, dei due milioni di quelli che stanno fuggendo».

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